ALFREDO MANTOVANO
SOTTOSEGRETARIO DI STATO
MINISTERO DELL'INTERNO

 


Interventi sulla stampa

 

Articolo pubblicato su LA GAZZETTA DEL MEZZOGIORNO
(Sezione:  BARI CITTA'   Pag.   26  )
Venerdì 23 maggio 2003

Ninni Perchiazzi

Bocciato (Cdu astenuto) il documento delle opposizioni. Giannini: «Tatarella vicesindaco corresponsabile»

Il sindaco resta, niente sfiducia

Non passa l'attacco del centrosinistra. «Chiamerò Mantovano»


Il sindaco resta dov'è. Non passa l'ordine del giorno presentato dal centrosinistra che invitava Simeone Di Cagno Abbrescia a rassegnare le dimissioni irrevocabili. La maggioranza, messe in soffitta le fibrillazioni degli ultimi giorni, ha difeso compatta le proprie posizioni. Il consiglio comunale - il primo dopo l'inchiesta della magistratura che ha determinato l'arresto di tre consiglieri di FI e Ccd e di un consulente del sindaco per presunta concussione - ha concluso il suo giorno più lungo con la votazione del documento preparato dalle opposizioni. La bocciatura è stata sancita dai numeri: 23 voti contrari, 14 a favore, 4 astenuti (il Cdu).

Il centrosinistra come annunciato ha sferrato il suo attacco, motivando la richiesta di dimissioni del primo cittadino, anche negli interventi dei consiglieri che si sono susseguiti. «Questa vicenda - si legge nell'ordine del giorno - non è isolata. Fa seguito ad altri interventi della magistratura che hanno interessato l'amministrazione comunale: l'operazione Blue moon, la refezione scolastica, l'Amiu, il Piano Urban. Diverse sono state le circostanze in cui sindaco e Comune non hanno dato il dovuto rilievo alla trasparenza dell'azione amministrativa ed hanno eluso ogni occasione e confronto democratico in sede istituzionale».

«In questo contesto - si prosegue - il sindaco assume in capo a sè tutte le responsabilità dell'azione di governo, sia in sede amministrativa, sia in sede politica. La situazione che ha generato indignazione e rabbia nella città ed in tutti quelli che credono ancora nelle istituzioni e che operano quotidianamente nel pieno rispetto delle regole della democrazia e della convivenza solidale, impone, innanzitutto al sindaco, l'assunzione di tutte le responsabilità collegate alla carica ed al mandato conferitogli».

Questo forte e chiaro atto d'accusa ha, però, cozzato contro il muro delle ritrovate ragioni dello stare insieme della maggioranza. Un comportamento frutto dell'incontro dei vertici regionali e provinciali di maggioranza, tenutosi al Palace nell'imminenza della seduta del consiglio comunale alla presenza del governatore regionale, Raffaele Fitto. Il segretario regionale di An, Salvatore Tatarella, ha accettato la mediazione. È prevalsa la strategia disegnata da Fitto e dagli altri partiti: nessun azzeramento della giunta. L'esecutivo non si tocca. Almeno per ora. Dopo l'approvazione del bilancio, prevista per la prossima settimana, sarà invece lo stesso primo cittadino ad avviare il processo di rimpasto della giunta. Al momento, quindi, la parola d'ordine è: resistere, resistere, resistere. In apertura, ufficializzata la sostituzione temporanea dei consiglieri arrestati: Grazia Franco e Angela Scianatico sono subentrate nella compagine di Forza Italia a Pino Gonnella e Michele Carbonara (eletto nella lista dei forzisti), Giuseppe Caradonna invece prende il posto di Gaetano Anaclerio (eletto originariamente nel Cdu). Reso ufficiale anche l'ingresso di Pasquale Finocchio e Antonio Distaso (Cdl) in Forza Italia. Una mossa concordata con il coordinatore regionale di FI, Salvatore Mazzaracchio, ed anche un messaggio del governatore regionale Raffaele Fitto alla coalizione di centrodestra, costretta da tempo a navigare tra i marosi, ora ingigantiti dall'inchiesta.

Tatarella ha dismesso i panni del grande dissidente della coalizione, fissando al tempo stesso alcuni paletti irrinunciabili: dimissioni dei consiglieri indagati, condanna assoluta dell'accaduto e regole certe per governare la città. Ha spiegato la marcia indietro sull'azzeramento della giunta - «che non è dovuto a questo episodio, ma serve da segnale di cambiamento per i cittadini» - e la contrarietà allo scioglimento del consiglio - «è profondamente ingiusto associare la fine della legislatura a questo episodio. Nessuno può dire che sindaco e maggioranza possono caratterizzarsi per fenomeno tangentistico». «An - ha proseguito - non intende dare un segnale di frattura, ma ci auguriamo che ci sia un'inversione di tendenza». Quindi, il capogruppo di An ha lodato il comportanento in aula dell'opposizione - «Ha dato dimostrazione di correttezza, dignità e civiltà nel dibattito» - invitata «a costruire un percorso comune per ridare speranze alla città».

Mano tesa rifiutata dal centrosinistra, «tradito», forse, all'ultimo momento. Dure le parole di Abbaticchio e di Giannini, Ds, che ha anticipato l'ipotesi del futuro ingresso in giunta proprio di Tatarella. «Diventare vicesindaco - ha detto il coordinatore delle Opposizioni - renderà Tatarella corresponsabile del fallimento delle politiche del centrodestra».

In chiusura, l'intervento del sindaco, Simeone Di Cagno Abbrescia, che ha ribadito di ritenere inutili le dimissioni, lanciando al tempo stesso un appello al sottosegretario agli Interni, Mantovano. «Si è lavorato tanto - ha detto - partendo proprio dal consiglio comunale, abbiamo cercato di costruire con forza un'amministrazione al servizio dei cittadini. Il problema della legalità dell'amminstrazione non è stato sottovalutato: se così fosse stato sarebbe giusto andar via. Voglio attivare ulteriori canali istituzionali e richiamare Mantovano per meglio affrontare le problematiche della sicurezza».


    

 

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