ALFREDO MANTOVANO
SOTTOSEGRETARIO DI STATO
MINISTERO DELL'INTERNO

 


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Articolo pubblicato su GAZZETTA DEL MEZZOGIORNO
(Sezione: IN PRIMO PIANO   Pag.   2   )
Martedì 25 Febbraio 2003

 

la protesta contro la guerra Il leader dei «no global» annuncia che alcuni convogli sono stati fermati con il freno di emergenza

Treni, fronte «caldo»

Mantovano annuncia: c'è un piano del governo


VENEZIA Si è giocato ieri su più piani il confronto per far giungere i treni carichi di materiale militare a Camp Darby in partenza dalla caserma Ederle di Vicenza, sede della 173/ma Brigata aviotrasportata statunitense. Se il Governo ha predisposto un apposito piano per bloccare le manifestazioni contro i «treni della guerra», che potrebbe essere centrato sui concetti espressi avant' ieri dal Viminale della «sicurezza» e della «fermezza», il fronte dei disobbedienti pacifisti ha buttato sul campo a sorpresa l' idea del «boicotaggio creativo». Una forma di protesta che si è concretizzata - secondo quanto reso noto dal portavoce dei disobbedienti del Nordest Luca Casarini - nell' attivazione dei freni di emergenza in alcuni treni passeggeri lungo le tratte che potrebbero essere utilizzate dai convogli militari.

Dopo «Stop the train», con il blocco fisico nei giorni scorsi dei convogli, si è materializzata così la campagna «Un freno alla guerra» e in serata Casarini snocciola i risultati: «Sono una decina i treni bloccati finora da attivisti aderenti alla campagna che abbiamo lanciato con la denominazione 'freno alla guerrà. Una iniziativa che auspico possa continuare anche nei prossimi giorni».

La giornata era cominciata con le notizie che giungevano dalla stazione ferroviaria di Grisignano (Vicenza), dove di prima mattina erano cominciate le operazioni di carico di jeep, escavatrici e altro materiale semovente militare sui carri di un treno in sosta, sotto l' occhio vigile delle forze dell' ordine.

A seguire l' operazione, a debita distanza, anche un gruppetto di attivisti che costantemente segnalava tutte le novità. Poi, ultimato il carico, attorno alle 13, il convoglio con circa quaranta mezzi si è messo in movimento. Da parte dei disobbedienti non è scattata nessuna forma di contrasto, ma il tragitto del treno è stato costantemente monitorato fino all' arrivo a Verona. Nel frattempo, è cominciata l' operazione «Un freno alla guerra": una azione di protesta che nelle prime fasi ha forse colto di sorpresa lo stesso Casarini che poi però l'ha subito trasformata nel leit motiv della giornata di «disobbedienza alla guerra». «Ho proposto - ha poi dichiarato, mentre all' emittente «radioglobal» giungevano telefonate su treni bloccati ora tra Padova e Monselice ora lungo le tratte nel veronese - che questa campagna si estenda a livello nazionale, in quanto fondamentale protesta preventiva a una prossima, probabile ed enorme tragedia». Secondo il leader dei disobbedienti, l' azione di attivare il freno di sicurezza è stata legata al fatto che «il transito dei treni di guerra è un problema di sicurezza» ed è stata una risposta «alla militarizzazione e all' utilizzo di truppe antisommossa con cui il ministero degli Interni tenta di far diventare violenza una protesta che da parte nostra è stata pacifica». Dalle fonti vicine a Trenitalia e alla forze dell' ordine, comunque, per tutta la giornata non sono giunte conferme sul reale fermo temporaneo dei treni civili.

Al di là dei risultati o meno della campagna, accompagnata da un appello di Casarini alla popolazione residente lungo le linee ferroviarie di manifestare il proprio no alla guerra, il treno militare risulta essere fermo a Verona e le possibili ragioni sono motivo di ulteriori domande, fino a far ipotizzare da parte degli attivisti che i comandi militari abbiano deciso un cambio di sistema di trasporto visto che quello ferroviario appare troppo complicato. Secondo alcune voci, comunque, il convoglio potrebbe essere stato diviso in due parti: una ripartita in sordina e l' altra ancora ferma. da parte sua, comunque, il comandante italiano della base militare di Camp Darby ha dichiarato «il movimento dei convogli ferroviari è stato quasi completato», augurandosi che nuovi possibili blocchi «provochino solo ritardi, ma che tutto arrivi alla base».

Sul piano politico, intanto, il clima appare incandescente, con le opposizioni che chiedono notizie certe, tra l' altro, sul numero dei treni e sul tipo di materiale trasportato. Quello che appare certo, invece, è che il governo in questi giorni ha predisposto un articolato piano di intervento per bloccare l' azione dei pacifisti: «c'è una piano ed è in atto» ha detto il sottosegretario all' Interno Alfredo Mantovano. «Il piano c'è - ha aggiunto - ma non credo che sia il caso di pubblicizzarlo». Domani, forse, altre partenze e altre iniziative di contrasto, in attesa della manifestazione nazionale pacifista di mercoledì. Nel Veneto, forse, una lunga catena umana sui binari


 

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