ALFREDO MANTOVANO
SOTTOSEGRETARIO DI STATO
MINISTERO DELL'INTERNO

 


Interventi sulla stampa

 

Articolo pubblicato su Il Gazzettino Venerdì 1 marzo 2002

Benedetta de Vito

 

Immigrazione solo con contratto di lavoro

Primo sì (dal Senato) alla legge Bossi-Fini che ora va alla Camera. "Sanatoria" per una colf a famiglia


 

ROMA - La Casa delle Libertà, compatta, difende il «suo» provvedimento sull'immigrazione che ieri - con 153 sì e 96 no - è stato approvato al Senato. Fischi dall'opposizione, che definisce la legge inutile, dannosa, intollerante, pericolosa, cinica, feroce, discriminatoria. Naturalmente il provvedimento, oscurato dall'acceso dibattito sul conflitto d'interessi, deve ancora passare l'esame della Camera per l'approvazione definitiva.

La legge è «pessima», si sfoga Livia Turco, responsabile del welfare dei Ds che aveva firmato, insieme con Giorgio Napolitano, la legge ulivista sull'immigrazione. Invece il ministro del Welfare, Roberto Maroni, è felice e contento: «È stato fatto il primo passo verso un sistema di gestione dei flussi più moderno, più europo, più equilibrato e davvero solidaristico».

Ma quale solidarietà ribatte il centrosinistra, sono stati «minati i principi su cui si basa la convivenza civile». È un «tributo pagato alle esigenze della Lega», commentano amari Gavino Angius (Ds), il socialista Giovanni Crema, la Turco e molti altri. Dalle parole ai fatti: i verdi annunciano una raccolta di firme per il referendum abrogativo di «tutte le norme illegittime, incostituzionali e discriminatorie».

Diritti umani a parte, c'è anche - e non è secondaria - la questione economica. Le industrie hanno bisogno degli extracomunitari e ci rimetteranno, dice Angius. La Turco prevede che la «legge Bossi-Fini metterà in ginocchio molte piccole imprese del Nordest». E Crema spiega perché: «Sono state sanate le badanti, ma non regolarizzati i circa 200 mila immigrati incensurati che da anni lavorano in nero nelle nostre aziende. Risultato? Le colf restano, i loro mariti e i loro figli, a casa». Il Cna, che rappresenta i piccoli e medi artigiani, concorda. Ma Confagricoltura, Federalberghi e Coldiretti applaudono al porvvedimento: secondo Paolo Bedoni (Coldiretti), la risposta del governo è «lungimirante» e funzionerà almeno per il mondo dell'agricoltura. La Turco si appella invece a tutti, dal mondo del volontariato a quello dell'imprenditoria, affinché si dica un no grande come una casa alla legge Bossi-Fini, che uccide la solidarietà. Neanche a farlo apposta due senatori leghisti, Piergiorgio Stiffoni e Cesarino Monti, mettono in guardia da «possibili imboscate da parte delle lobby catto-comuniste e della grande industria».

Il centrodestra difende il testo e la sua impostazione che i leghisti spiegano in due-parole-due: un provvedimento che offre più serenità a tutti i cittadini italiani e una maggiore dignità a chi entra in Italia. Perché il principio di questa legge «europea» - come la definisce Alfredo Mantovano, di An - è che «l'immigrato non sarà più una merce, ma una persona da integrare». Solo se ha un lavoro garantito. Ci pensa Giuseppe Valditara (An) a confessare ciò che in pochi osano dire: «Non si può prescindere dal considerare che oggi il 36 per cento dei reclusi nelle carceri italiane è rappresentato da extracomunitari». Insomma il solito pregiudizio che vede in ogni extracomunitario un delinquente. Queste percentuali - s'indignano i leghisti - sono il risultato di anni e anni di governo delle sinistre. Renato Schifani (Fi) aggiunge che questa legge impedisce ai clandestini di sopravvivere nel crimine. E agli italiani di ritrovarsi, senza volerlo davvero, xenofobi.

Gabriele Boscetto, relatore della legge, spiega perché gli italiani saranno contenti. Ad esempio per le assegnazioni delle case popolari, spiega: «Abbiamo voluto tutelare i nostri poveri. I nostri concittadini che si trovano sempre negli ultimi posti nell'assegnazione degli alloggi». E sulla sanatoria per le colf extracomunitarie - che piace anche al centrosinistra - Stefania Prestigiacomo, ministro per le Pari opportunità, spiega che le lavoratrici che aiutano in casa non sono un «lusso», ma una necessità.

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