ALFREDO MANTOVANO
SOTTOSEGRETARIO DI STATO
MINISTERO DELL'INTERNO

 


Interventi sulla stampa

 

Articolo pubblicato su GAZZETTA DEL MEZZOGIORNO
(Sezione: PUGLIA & BASILICATA - cronaca     Pag.     8 )
Martedì 5 Ottobre 2004

Carlo Stragapede


 

Operazione «Medusa».Sequestrati 500 chili di cocaina. Mantovano elogia i questori di Bari e Foggia 

 Droga, blitz nel Gargano

Stroncato il traffico tra Puglia e Albania: 27 arresti


 

bari Ventisette persone, tutte della zona compresa fra Sannicandro Garganico, Cagnano Varano e Apricena, in provincia di Foggia, sono state arrestate dalla Polizia nell'ambito di una operazione finalizzata a stroncare un ingente traffico di sostanze stupefacenti fra la Puglia e l'Albania.

Il traffico di droga è considerato dagli inquirenti della Direzione distrettuale antimafia di Bari come l'ennesimo capitolo della inchiesta madre sulla «faida del Gargano». Oltre 150 agenti della Squadra mobile di Foggia e di reparti di Polizia di Bari, anche con l'impiego di cani e di un elicottero, hanno eseguito le 27 ordinanze di custodia cautelare - l'operazione è stata denominata «Medusa» - firmate dal giudice delle indagini preliminari del Tribunale di Bari Giuseppe De Benedictis, su richiesta del pubblico ministero inquirente Domenico Seccia. Tra i destinatari dei provvedimenti di arresto, i fratelli Marco e Matteo Ciavarella, di Sannicandro Garganico, già detenuti per l'uccisione di Antonio Tarantino, avvenuta il primo novembre 2003, mentre Tarantino, un allevatore di 42 anni, era davanti ad un bar del centro di Sannicandro: era il sesto fratello della famiglia Tarantino a essere assassinato in 16 anni. E proprio dalle indagini su quell'omicidio sono stati avviati gli accertamenti che hanno portato a individuare nel traffico di droga una delle attività illecite di maggior rilievo dei componenti della «mafia garganica». In carcere sono finiti anche Vincenzo Padula e i fratelli Giuseppe e Michele Padula, di Apricena, e i fratelli Cataldo e Sante Zimotti, di Cagnano Varano. Il capi del clan, secondo la Direzione antimafia, erano Sante Zimotti e Vincenzo Padula. Una organizzazione non rivale ma semplicemente autonoma - secondo le indagini - rispetto a quella dei Ciavarella. La ricostruzione fatta dal sostituto procuratore Seccia ha messo in luce il ruolo di spicco di due donne, pure finite in manette, Giuseppina Campanozzi, 20 anni, moglie di Marco Ciavarella, e Lucia Gualano, 41 anni, cugina del presunto boss. Entrambe, secondo gli investigatori delle questure di Bari e Foggia, avevano un ruolo «attivo nell'organizzazione», e non solo di custodi delle sostanze stupefacenti, come avveniva in passato.

Quattro gli albanesi coinvolti, fra i quali il 28enne Lefter Mucaj, già detenuto nel carcere di Foggia per spaccio. Due persone sono sfuggite alla cattura. Tutti i destinatari dei provvedimenti sono accusati di associazione per delinquere finalizzata allo spaccio di sostanze stupefacenti. Nel corso delle indagini sono stati sequestrati 500 grammi di cocaina. I reati contestati sono stati commessi - secondo gli investigatori - fra luglio 2003 e gennaio 2004.


GLI ELOGI DI MANTOVANO -
Per il sottosegretario all'Interno Alfredo Mantovano, l'operazione «è particolarmente rilevante, perchè diretta contro i presunti responsabili di una delle più efferate faide del Gargano». Mantovano ha formulato ai questori di Bari, Giuseppe Zannini Quirini, e di Foggia, Stefano Cecere, «le più vive felicitazioni».


I COMMENTI ALLA DIREZIONE ANTIMAFIA -
Alla Dda di Bari si respira la sensazione di avere bloccato l'intesa fra i clan di Capitanata e quelli albanesi. Soddisfazione che traspare nella conferenza stampa del capo della Dda, Emilio Marzano: «Abbiamo dato una risposta rapida, nel giro di poco più di sei mesi». Il coordinatore dei pm antimafia, Giovanni Colangelo: «L'inchiesta dimostra che la mafia foggiana ormai pensa in modo "aziendale"».


    

 

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