ALFREDO MANTOVANO
SOTTOSEGRETARIO DI STATO
MINISTERO DELL'INTERNO

 


Interventi sulla stampa

 

Articolo pubblicato su GAZZETTA DEL MEZZOGIORNO
(Sezione: PUGLIA   e  BASILICATA    Pag.     9 )
Sabato 2 aprile 2005

ALFREDO MANTOVANO *

 

Vendola sarà punito dalla «Puglia profonda» che ha sempre offeso


 

L elezioni regionali pugliesi hanno poco di «amministrativo» ed hanno assunto connotazioni marcatamente «politiche»: era da attenderselo con un candidato ideologicamente caratterizzato come l'on. Vendola. Si può discutere dell'efficacia di una riforma o dei ritardi accumulati nella soluzione di questioni specifiche, ma la posta in gioco in Puglia in questo momento non è un reparto ospedaliero in più o in meno, o la lunghezza di una lista d'attesa, o la collocazione di un supermercato: sono cose importanti, che tuttavia si affrontano e si risolvono utilizzando al meglio le risorse disponibili e verificando che cosa rettificare. La posta in gioco è più elevata, e riguarda il modo di concepire la famiglia, l'economia, l'immigrazione, la sicurezza, i disagi interni alla comunità familiare, le tossicodipendenze, gli handicap e la terza età.

L'abilità che va riconosciuta all'on. Vendola e a chi lo sostiene è di avere nascosto il più possibile le posizioni estreme che ha più volte manifestato su ciascuno di questi temi. Però non si riesce a cancellare una storia personale e politica pronta fino a due mesi fa a fornire a quelle esigenze le risposte a tutti note: parificazione tra famiglia normale (papà maschio, mamma femmina e figli come Dio vuole) e convivenze di ogni tipo, sostegno politico ai «no global» che spesso e volentieri aggrediscono i poliziotti, ingressi senza regole degli extracomunitari, distribuzione controllata dell'eroina. La candidatura di Vendola ripropone per la Puglia un'antica questione: quella di chi vuole costruire un futuro escludendo di principio ogni collegamento con le radici concrete del nostro Mezzogiorno.

Nei mesi scorsi, per spiegare la straordinaria vittoria di George W. Bush si è ricordata l'esistenza di un'«America profonda», coerente con i valori fondativi della Federazione - una nazione «under God», sotto la protezione di Dio, il senso dell'onore, la famiglia, la libertà di iniziativa, la difesa dei diritti veri: la «deep America» che ha prevalso sugli «opinion leader» progressisti che la descrivevano diversa. Domani sarà il momento della «Puglia profonda», la Puglia reale, rispetto alla quale ciò che anima e motiva l'azione politica dell'on. Vendola è del tutto estraneo, se non alternativo: quella maggioranza di uomini e di donne che chiede alla politica di far crescere gli spazi di libertà e di iniziativa, e non di mortificarli con imposizioni fiscali regionali aggiuntive. Di continuare a garantire sicurezza, relegando al passato gli sbarchi incontrollati di clandestini. Di valorizzare identità e specificità territoriali, puntando, piuttosto che a sostenere i centri sociali, a capire che cosa vuol dire, anche culturalmente, avere nei propri confini il santuario di San Michele sul Gargano o la cattedrale di Otranto. Di far leva sul proprio capitale umano e di assecondarne il genio creativo. Capace di prendersi concretamente carico di povertà e di marginalità senza farne una bandiera.

La «Puglia profonda» ha di fronte a sé una sfida, che va raccolta. Quella fra chi da un lato immagina lo sviluppo del Sud a partire dalle proprie radici e dalla propria storia, coniuga tradizione e innovazione, identità locale e globalismi, e chi invece, sull'altro fronte, strumentalizza povertà e sofferenze, insinua il sospetto su chi crea ricchezza, si fa alfiere di sperimentazioni e di iniziative dove prevalgono l'eccentrico, il marginale e il bizzarro. Abbiamo dimenticato i manifesti con i quali l'on. Vendola si è inizialmente proposto agli elettori: «diverso», «eversivo»...? Da queste differenze di vedute discendono precise conseguenze: le dichiarazioni di Vendola in tema di turismo e di cultura sono tutte infarcite di frasi lapalissiane del tipo occorre managerialità, vanno organizzate componenti settoriali (turismo congressuale, scientifico e così via), o di affermazioni retoriche sulla bellezza. Quando è a tutti noto che la grande competizione si basa sulla capacità di promuovere identità ed eccellenze, di articolare una politica basata sul nesso territorio-patrimonio culturale, di comunicare valori paesaggistici e identità locali, conoscenza oltre che svago ed intrattenimento: una prospettiva perseguibile solo se si coniugano radici e innovazione, altro che scontati e datati stereotipi accennati dall'on. Vendola!

Il 23 marzo l'Ansa riportava due interessanti dichiarazioni: la prima del presidente onorario dell'Arcigay, on. Grillini (Ds), il quale, dopo aver ricordato l' importanza del Gay Pride Bari 2003, affermava: «Ci sono in Italia diverse candidature gay ma quelle pugliesi, a cominciare da Nichi Vendola, hanno un'importanza e un significato particolari per quel rapporto nuovo tra politica e omosessualità che si è creato». L'altra è di Viviana Loprieno, candidata Ds per le regionali in Puglia e lesbica dichiarata, secondo la quale «serve una politica diversa, una politica rappresentativa delle diverse sensibilità e realtà. Nella Regione in cui è candidato Nichi Vendola serve costruire una politica diversa che riesca a costruire una società laica e democratica». Grillini e Loprieno non parlano di gusti personali, ma conferiscono all'omosessualità un chiaro disegno politico e fanno intravedere la prospettiva che attende le famiglie pugliesi a seguito di una vittoria dell'on. Vendola. Alla «Puglia profonda» spetta decidere, fra l'altro, se gli sforzi della politica vanno concentrati verso la soluzione dei problemi concreti della gente oppure verso la traduzione in atti amministrativi del «nuovo rapporto creatosi tra politica e omosessualità».

*Coordinatore regionale di An


    

 

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