ALFREDO MANTOVANO
SOTTOSEGRETARIO DI STATO
MINISTERO DELL'INTERNO

 


Interventi sulla stampa

 

Articolo pubblicato su GAZZETTA DEL MEZZOGIORNO
(Sezione:  PUGLIA e BASILICATA    Pag.     7 )
Martedì 12 Aprile 2005

Michele Cozzi

PUGLIA An riconferma la fiducia nel sottosegretario. Perplessa Poli Bortone

 

«Questi i nostri errori»

Mantovano: non abbiano saputo ascoltare la gente «Certi progetti del centrosinistra sono fantasie»


 

BARIIl coordinamento regionale di An conferma la fiducia a Mantovano (anche se Adriana Poli Bortone dice ai giornalisti che i responsabili del risultato elettorale dovrebbero trarre le conclusioni), e il sottosegretario, nonché responsabile regionale di An, tire le somme dell'analisi del voto e lancia alcuni affondo a Forza Italia («rivendicare una tenuta di Forza Italia derivante dalla somma aritmetica dei propri voti di lista e di quelli del presidente uscente, mi sembra singolare»). Una relazione di 15 cartelle, in cui il sottosegretario ha delineato lo scenario in cui è maturata la sconfitta in Puglia, a partire dal contesto nazionale; ha negato che ci sia stato un «travaso di voti da destra a sinistra»; ha parlato di un campagna elettorale della Casa della Libertà «giocata in difesa» e con timidezza «sui principi e sui valori».

Poi, ha posto sotto esame la legge elettorale pugliese, asserendo che sarebbe stato opportuno porre lo sbarramento di lista («7 dei 12 partiti sono rimasti sotto il 3%») e la doppia preferenza. Infine propone «un'opposizione non angosciante né angosciata», e la «federazione dei partiti soci fondatori del centrodestra». Su questi temi, Mantovano ha risposto ad alcune domande della Gazzetta. Prima le amministrative del 2004, poi le regionali. Un cambiamento di fondo oppure solo un dato contingente? «Il voto regionale va inserito in un contesto nazionale che penalizza il centrodestra soprattutto nel Mezzogiorno. In Calabria ha governato il centrodestra, il nostro era un ottimo candidato e ha perso di 20 punti. Questo non serve a consolarci, ma serve a cogliere il vento e comprendere la cause della sconfitta. La principale delle quali, accanto ad altre, è che la gente non riesce ad arrivare al 20 del mese.

C'è un problema drammatico di potere d'acquisto, c'è un problema drammatico di aziende del nostro Tac, tessile-abbigliamento e calzaturiero. Tutto questi viene attribuito a chi governa quasi automaticamente in tutta Europa. Il governo italiano ha adottato provvedimenti, ma questo non è bastato ad invertire la tendenza. È stato un voto contro, non per, ed è stato premiato chi ha dimostrato di sapere ascoltare anche se non ha formulato alcuna proposta». Ma nel centrodestra c'è stata una fuga di voti verso Vendola? «No, i dati non dimostrano questo. Non c'è stato alcun travaso di voti, mentre c'è stata la capacità della sinistra di mobilitare il proprio elettorato. Tanto è vero che Fitto, rispetto al 2000, perde 55mila voti mentre Vendola conquista, rispetto a Sinisi, 200mila voti in più. Questo significa che la sinistra ha mobilitato i suoi ed è stata capace di farlo. Invece, una parte consistente della destra non è andata dall'altra parte, ma ha rinunciato a votare oppure ha votato scheda bianca, manifestando così il proprio dissenso».

Cosa sta accadendo, secondo lei, nella sinistra italiana? «Il dato politico serio è che la sinistra che vince le elezioni, sia sul piano nazionale che regionale, è una sinistra zapaterista. Con i vincoli del patto di stabilità europeo, tante fantasie di cui sento parlare in questi giorni non saranno possibili. La frontiera è quella di Zapatero. Quello che in gioco è l'identità culturale del Sud e della Puglia, e questo sarà al centro del confronto».


    

 

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