ALFREDO MANTOVANO
SOTTOSEGRETARIO DI STATO
MINISTERO DELL'INTERNO

 


Interventi sulla stampa

 

Articolo pubblicato su GAZZETTA DEL MEZZOGIORNO
(Sezione:   ELEZIONI    Pag.     LECCE 8 )
Mercoledì 6 Aprile 2005

Fabio Casilli

Il presidente Pellegrino commenta il voto. Rilievi a Fitto e Mantovano, «anche se il centrodestra ha tenuto più che altrove»

 

«Una rivoluzione gentile»

«Alle Province le competenze su formazione e ambiente»


 

Non si abbandona a trionfalismi come non si sarebbe strappato i capelli in caso di sconfitta. Perciò sottolinea di parlare di Raffaele Fitto con «enorme rispetto»: «in Puglia la sua candidatura ha tenuto mentre il centrodestra crollava in tutta Italia». Commento pacato quello di Giovanni Pellegrino all'indomani della vittoria dell'Unione e di Nichi Vendola. Anche se, da palazzo Adorno, il presidente non risparmia qualche colpo di fioretto a distanza. Indirizzato all'amico Alfredo Mantovano: «Da una persona intelligente come lui non mi sarei aspettato, e glielo ho detto subito, una clamorosa sciocchezza come quella su "falce e spinello". Ma alla fine hanno raccolto il vento seminato». Né l'avergli reso l'onore delle armi gli impedisce di muovere appunti al governatore uscente. «Anche lui ci ha dato una mano con attacchi personalistici, cedendo alla tentazione di demonizzare l'avversario. Tattica che non paga mai, Berlusconi insegna».

Altro errore imputato a Fitto: «Se avesse prestato più ascolto alle richieste che gli venivano anche da questa Provincia probabilmente avrebbe ottenuto un risultato migliore». E rigira il coltello nella piaga quando ricorda che la nuova legge elettorale regionale «confezionata su misura gli si è poi ritorta contro: voto disgiunto e premio di maggioranza hanno consegnato la Regione a Vendola». Ora però da Vendola Pellegrino si aspetta molto. «Un candidato che si è rivelato straordinario - premette - che mi ha fatto ben presto capire di aver sbagliato nel preferirgli Boccia alle primarie. Quanto ha sottratto alla coalizione in termini di consenso fra i moderati, lo ha recuperato intercettando il voto di fasce sociali altrimenti inaccessibili. La somma algebrica è stata perciò positiva.

Probabilmente, anche parte del giovane elettorato di An, passionale per tradizione, lo ha preferito a Raffaele Fitto, percepito come quello di un freddo tecnocrate. Immagino, ad esempio, che i ragazzi della curva Sud abbiano preferito Vendola». Al nuovo presidente Pellegrino chiede oggi un cambio di rotta. «Perché non è ipotizzabile che a un centralismo di centrodestra se ne sostituisca uno centrosinistra». Si augura che la Regione trasferisca presto alle Province i poteri sulla formazione, sulla valutazione di impatto ambientale. Vuole che approvi al più presto «strumenti al palo come i Drag, che metta mano ai Putt». Ancora: «Si riconsideri in toto il piano dei trasporti, magari facendolo decadere rinunciando al ricorso al Consiglio di Stato presentato dopo la bocciatura del Tar di Foggia (da avvocato fu proprio lui ad ottenerla, ndr)». Per dirla con Vendola, però, dovrà essere una «rivoluzione gentile». «Il centrosinistra deve migliorare quanto fatto, secondo la propria sensibilità - avverte - ma non demolire a priori. Compreso il piano sanitario».

Giovanni Pellegrino è soddisfatto del risultato del centrosinistra salentino: «Nella provincia di Fitto e Palese, il nostro compito era opporre una ragionevole resistenza. Ci siamo riusciti». Contento anche del 3 per cento superato dalla sua lista, la Primavera pugliese («si può pensare al modo di renderla una forza permanente per continuare a utilizzarla come testa di ponte per guadagnare il voto dei moderati, che da noi restano la maggioranza»).

Alla vigilia delle elezioni aveva consigliato un ticket con un salentino. «Vendola è uomo intelligente e un grande intellettuale. Saprà esercitare l'arte del governo. Lascio alla sua valutazione l'opportunità di una distribuzione delle deleghe su base territoriale. Anche se spero che ci sia». E ieri mattina, quando non c'era ancora il dato ufficiale sugli eletti, il presidente considerava l'opportunità di un rimpasto dovuto alla chiamata in consiglio regionale di qualche suo assessore. «Non mi pare che i due ruoli possano essere svolti contemporaneamente. Se fosse così ne approfitterei anche per una redistribuzione delle deleghe. Dopo un anno di governo ho le idee più chiare e qualche aggiustamento è opportuno». m.s.


    

 

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