ALFREDO MANTOVANO
SOTTOSEGRETARIO DI STATO
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Articolo pubblicato su GAZZETTA DEL MEZZOGIORNO
(Sezione: IN PRIMO PIANO          Pag.    5)
Mercoledì 26 Gennaio 2005

VALENTINO LOSITO

 

 

 Fitto, Vendola e i voti del cielo

Gli sfidanti per la Regione a caccia dell'elettorato cattolico


 

Il 15 dicembre scorso in Vaticano, tra i fedeli che gremivano la Sala Nervi per l'udienza generale del Papa, c'era anche una delegazione della Regione Puglia guidata dal governatore Raffaele Fitto e dal presidente del consiglio regionale Mario De Cristofaro. Al momento dei saluti Giovanni Paolo II si è rivolto al gruppo pugliese e ha manifestato il suo compiacimento «per l'impegno profuso a tutela della vita umana e a sostegno della famiglia».

Il riferimento era alla legge quadro sulla famiglia approvata nei primi mesi del 2004. Nella Casa delle Libertà pugliese, nessuno ha mai pensato di usare le parole del Papa come «spot» elettorale in vista delle regionali di aprile, ma non c'è dubbio che quella «benedizione» venuta da Wojtyla costituisce la migliore testimonianza dell'attenzione che la maggioranza di centrodestra, con Fitto in testa, ha dimostrato per i costanti richiami della gerarchia ecclesiastica a difesa di valori come la famiglia. Un attestato di fiducia che non potrà non contare nel rapporto elettorale la Casa delle libertà e il mondo cattolico pugliese.

L'esodo e l'approdo del voto cattolico, dal serbatoio unico della Dc a una diaspora di cui non si vede ancora la fine, spingono, anche in Puglia, i partiti ad una caccia affannosa, a volte sincera, spesso strumentale a quelli che il giornalista Massimo Franco ha definito «i voti del cielo». Quei consensi cioè che più o meno compattamente la Dc si era garantita per mezzo secolo in nome del suo marchio di partito di ispirazione cristiana e di cui la Chiesa sembrava la depositaria ultima ed esclusiva. Quei voti vivono in una specie di terra di nessuno. Volatili e volubili, attraversano tutto l'arco delle nuove ideologie e fanno gola proprio perché nessuno riesce più ad annetterseli definitivamente.

Le forze politiche, senza distinzione, puntano ad assicurarseli convinti di conquistare, nel tempo del bipolarismo, quel consenso necessario a far pendere dalla propria parte la bilancia elettorale. Sarà così anche in Puglia, nella sfida che già vede di fronte il governatore Raffaele Fitto,cattolico in piena sintonia con la stagione «ruiniana» dell'episcopato italiano e pugliese e il comunista Nichi Vendola che si professa, a sua volta, credente e con forti legami con i cristiani progressisti di base.

Il mondo cattolico, anche da noi, è diviso e sempre più incline a votare come vuole, senza vincoli di appartenenza, né timore reverenziale nei confronti delle eventuali indicazioni di vescovi e parroci che, tra l'altro, non sembrano poter pilotare molti consensi come una volta. Intanto perché non esiste un elettorato cattolico unito e poi perché lo stesso episcopato sa che, anche in questo campo, l'obbedienza non è più una virtù. I vescovi preferiscono avere un atteggiamento di equidistanza e neutralità.

Non esiste più una gerarchia che benedice un politico in quanto cattolico e non c'è più il cattolico che può chiedere il voto delle parrocchie ostentando la propria fede. Raffaele Fitto, come si è detto, ha mostrato una costante attenzione al mondo cattolico. Non più tardi di qualche settimana fa, ad esempio, non ha esitato a prendere carta e penna e scrivere al ministro della Salute, Sirchia, per battere cassa e chiedere al governo di rispettare gli impegni presi nel 2003 a favore della Casa Sollievo della Sofferenza di San Giovanni Rotondo, l'ospedale di Padre Pio.

La Finanziaria 2005, infatti, non prevede i 60 milioni di euro da assegnare in quote di 20 milioni di euro dal 2005 al 2007 per il riequilibrio economico e finanziario dell'Opera San Pio da Pietrelcina, un impegno contenuto in un accordo sottoscritto il 23 settembre del 2003. Nella lettera al ministro, Fitto ha rilevato che la Regione Puglia ha già rispettato i propri impegni erogando una prima quota di 35 milioni di euro per scongiurare che cessi un'attività sanitaria di eccellenza che dà assistenza a decine di migliaia di pazienti e dove prestano servizio circa 2500 addetti.

La giunta regionale ha anche stanziato 500mila euro come contributo straordinario per la celebrazione a Bari, dal 21 al 29 maggio del XXIV congresso eucaristico, organizzato dall'arcivescovo mons. Francesco Cacucci, che potrebbe vedere la partecipazione del Papa. Nel gennaio di tre ani fa, per garantire l'assistenza religiosa cattolica nelle strutture ospedaliere pugliesi, nel santuario dell'Incoronata a Foggia, fu sottoscritta un'intesa tra Fitto e il presidente della Conferenza episcopale pugliese Cosmo Francesco Ruppi, per la presenza dei cappellani in ogni ospedale pugliese in proporzione ai posti letto.

Nell' agosto del 2002 Raffaele Fitto varò il piano di riordino ospedaliero, salvaguardando, tra gli altri, i poli ospedalieri di San Giovanni Rotondo, Acquaviava delle Fonti e Tricase controllati alle gerarchie ecclesiastiche. Dopo che a Terlizzi, la città di Nichi Vendola, per la protesta contro la chiusura di alcuni reparti ospedalieri al governatore pugliese fu impedito di parlare (fu costretto ad andar via dopo essere rimasto per alcune ore prigioniero nella sua auto), mons. Ruppi espresse solidarietà a Fitto.

L'arcivescovo di Lecce condannò «lo scadimento del dialogo politico e sociale nella violenza, che merita una chiara e ferma presa di posizione perché è inaccettabile che si possa far uso della protesta in tal modo e senza alcun rispetto. Al presidente Fitto vada la solidarietà della chiesa pugliese e la certezza che la sua opera a servizio della Puglia e della crescita sociale del suo popolo troverà consenso». E nello stesso anno, mons. Ruppi fu a fianco di Fitto anche quando, a sorpresa, il governatore pugliese concesse il patrocinio della Regione al Gay Pride in programma per il 2003 a Bari. «Nella propria libertà - disse l'arcivescovo - ognuno deve poter esprimere quello che pensa».

La decisione di Fitto e la solidarietà di Ruppi scatenarono la dura protesta del sottosegretario agli Interni, il cattolico salentino Alfredo Mantovano , ma furono apprezzate proprio da Nichi Vendola che definì quello di Fitto «un gesto di civiltà e di intelligenza politica». In una recente intervista, il senatore a vita Giulio Andreotti ha «benedetto» l'iniziativa di Fitto e Formigoni di voler dar vita a proprie liste in vista delle elezioni regionali, con lo scopo di cercare nuovi consensi anche nel mondo cattolico.

E lo stesso Silvio Berlusconi, dopo la vittoria di Vendola alle primarie pugliesi, ha detto che questo potrà spostare molti voti moderati verso il centrodestra. Proprio sull'esempio di quanto realizzato in Lombardia dal suo amico Roberto Formigoni, anche Raffaele Fitto ha cercato di creare in Puglia un nuovo modello sanitario e ha tessuto importanti rapporti con diverse realtà sia del mondo produttivo che politico-sociali come Comunione e Liberazione.

La Regione Puglia, qualche anno fa, è stata presente con un suo stand al Meeting di Rimini, tradizionale appuntamento annuale del movimento fondato da don Luigi Giussani. Dell'universo di Comunione e Liberazione e del suo braccio operativo costituito dalla «Compagnia delle Opere» fa parte anche il gruppo «La Cascina» che ha numerosi appalti che la legano alla Regione Puglia: dai servizi di ristorazione di buona parte delle aziende ospedaliere fino alla convenzione per i ticket-buoni pasto per dipendenti e consiglieri.

Anche se il vecchio collateralismo delle associazioni cattoliche ai tempi della Dc non c'è più, Raffaele Fitto ha conservato e incrementato il patrimonio di voti e relazioni di suo padre, Salvatore. Nella lista civica del governatore, infatti, dovrebbero trovare posto, a Lecce, Mario Vadrucci, presidente provinciale di Confartigianato e Giuseppe D'Agostino, ex dirigente provinciale della Cisl e a Bari Giuseppe Riccardi, direttore regionale della Cna.

E Vendola? Si definisce "gay, cattolico e comunista", dice che «ll libro più importante per un comunista come me è la Bibbia», è un praticante anticonformista che vorrebbe andare a messa tutti i giorni «tranne la domenica». Protettrice della sua città, Terlizzi, è la madonna nera di Sovereto, un'icona bizantina sfuggita alla persecuzione iconoclastica dell'inizio dell'anno mille. E Vendola, che ogni anno non manca alla processione, trova «straordinario» che la sua comunità «si riconosca e preghi per una madonna nera. Per una madonna che viene dagli stessi territori da cui provengono, sulle zattere della speranza, tanti migranti».

Ma il legame più forte con il mondo cattolico è quello con don Tonino Bello, di cui Vendola ha curato un libro di scritti «La telogia degli oppressi». Nichi conobbe don Tonino negli anni '80 durante le manifestazioni pacifiste contro l'installazione di nuove armi nelle basi militari pugliesi e restò affascinato «dal coraggio dell'utopia» di questo vescovo. Vendola ha già detto che, se sarà eletto, tra i primi atti ci sarà quello di recarsi nel piccolo cimitero di Alessano per cercare ispirazione sulla tomba del suo amico vescovo.

A novembre scorso, tra i primi a schierarsi a favore della candidatura di Nichi Vendola, è stato, con una lettera aperta ai pugliesi, don Luigi Ciotti, il fondatore del «Gruppo Abele» e di «Libera». Simpatia per le battaglie sociali e politiche di Vendola hanno espresso alcuni «preti di frontiera» come don Angelo Cassano, parroco di San Sabino a Bari, don Tonino Dell'Olio, segretario di Pax Christi, don Mimmo Natale, di Altamura, don Luciano Cassano, parroco a Catino.

Anche don Rocco D'Ambrosio, docente di etica politica all'Istituto teologico pugliese di Molfetta e alla Pontificia università gregoriana di Roma e don Francesco Savino, rettore della Basilica Pontificia dei Santi Medici di Bitonto, sono su posizioni politicamente progressiste. Con Vendola sono schierati credenti impegnati in politica come Nicola Occhiofino, assessore ai servizi sociali della Provincia di Bari o attivi nella società civile come l'ex magistrato brindisino Michele Di Schiena.

Nella lista della «primavera pugliese», alla quale Vendola satarebbe già lavorando per assicurare un valore aggiunto alla coalizione di centrosinistra, potrebbe trovare posto anche esponenti del mondo cattolico come l'ex sindaco di Molfetta, Guglielmo Minervini, già segretario regionale della Margherita ma da tempo in rotta con il partito di Rutelli e, a sua volta, figlioccio spirituale di don Tonino Bello.

Ma Vendola, vicino a quella che lui ha definito la «sinistra di Dio», prendendo a prestito il titolo del libro di un altro vescovo progressista, mons. Luigi Bettazzi, non è mai stato tenero con le gerarchie ecclesiatiche fino ad usare espressioni come «la cupola vaticana» per attaccare dalle colonne di «Liberazione» (il quotidiano di Rifondazione Comunista) il documento del cardinale Ratzinger contro l'omosessualità.

«Il corpo, la sessualità, la sfera privata delle relazioni interpersonali e affettive - ha scritto Vendola nell'agosto del 2003 - sono i luoghi di eccellenza su cui la cupola vaticana ha esercitato non solo il proprio magistero più cupamente dogmatico, ma anche il crinale più scivoloso del proprio potere simbolico e politico. Lo fa con un documento di stupefacente violenza, un capolavoro di livore anti-evangelico, con cui reitera e porta al parossismo il proprio anatema contro gli omosessuali e intima ai cattolici impegnati in politica di mettersi di traverso nei confronti di qualsivoglia apertura legislativa alla legalizzazione delle coppie gay». Parole e toni forti che potrebbero costare a Vendola, nonostante le citazioni del Papa, i consensi degli ambienti più moderati.

La sfida è appena iniziata e, come ha pronosticato «Il Foglio» di Giuliano Ferrara, sarà giocata all'antica. Sia Fitto che Vendola sono cresciuti secondo le regole della tradizione politica: un giovane-vecchio democristiano contro un giovane-vecchio comunista, entrambi molto legati al territorio e capaci di batterlo palmo a palmo, di fermarsi in ogni paese, in ogni piazza e in ogni parrocchia.


    

 

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