ALFREDO MANTOVANO
SOTTOSEGRETARIO DI STATO
MINISTERO DELL'INTERNO

 


Interventi sulla stampa

 

Articolo pubblicato su LA GAZZETTA DEL MEZZOGIORNO
(Sezione: LA GAZZETTA DI LECCE      Pag.    97)
Domenica 17 aprile 2005

Emanuela Tommasi

Il sottosegretario Alfredo Mantovano, coordinatore regionale, analizza l'esito del voto. E chiama il partito ad un serrato confronto interno

 

 «An ha sbagliato campagna elettorale»

«Quella di Mario De Cristofaro a sindaco di Lecce non è più un'autocandidatura»


 

An, insieme con il centrodestra, ha sbagliato in campagna elettorale ma a Lecce ha titolo a porre una candidatura in continuità con Adriana Poli Bortone. E Mario De Cristofaro ha già la "benedizione" del partito. Il sottosegretario all'Interno Alfredo Mantovano, in qualità di coordinatore regionale di Alleanza nazionale, fa un'analisi critica degli esiti del voto alle Regionali, replica all'invito a dimettersi dall'incarico e risponde anche alle altre accuse fatte dagli avversari di partito nei giorni scorsi.

Nel frattempo, fa sapere che è pronto ad incontrare iscritti e simpatizzanti in lungo e in largo per la Puglia per trovare gli argomenti che possano dare un risultato diverso alle prossime consultazioni. E' passato sufficiente tempo dalle Regionali per esaminare a mente fredda gli esiti delle urne.

Cosa si rimprovera come coordinatore regionale di An e come esponente del centrodestra, più in generale?
«A fronte di una difficoltà di carattere generale che in tutto il mondo e in Europa in particolare ha portato a sanzionare i Governi in carica, la campagna elettorale non ha avuto il taglio di riconoscimento prioritario della difficoltà del momento economico e finanziario che invece esigeva di avere. Spesso siamo andati in giro a raccontare ciò che abbiamo realizzato al Governo nazionale e regionale senza renderci conto che questo suonava male per chi aveva difficoltà immediate. Bisognava fare una descrizione anche spietata ma onesta e chiara dei problemi del momento. Affianco a questo, bisognava avere la capacità di ascoltare le esigenze effettive della gente che, invece - si deve riconoscere - la Sinistra, in modo particolare Vendola, ha avuto».

Ha ragione dunque Roberto Tundo quando dice che An è diventato il partito degli hotel e non più delle piazze?
«Detto in questi termini forse si riferisce più alla modalità di campagna elettorale dei partiti che non ad altre modalità di ascolto delle esigenze della gente. Il confronto deve avvenire nelle aziende, nei posti di lavoro, a contatto diretto con la gente».

Non si può nascondere che, nel dopo-voto, si è concretizzata in An una feroce resa dei conti. Adriana Poli Bortone ed altri ritengono che le sue dimissioni dal coordinamento regionale siano un atto consequenziale e dovuto.
«Sono abituato a parlare delle questioni di An nelle sedi del partito. Il coordinamento regionale che, lo ricordo, guido solo da sei mesi, si è riunito mediamente due volte al mese, ha condiviso tutte le scelte, con un metodo di partecipazione massima. Ora, nelle sedi interne del partito è in corso un esame molto approfondito e responsabile della situazione che non nega le difficoltà ma non cerca capri espiatori. E' inevitabile che all'indomani di ogni tornata elettorale ci sia la richiesta di far cadere qualche testa, e non c'è alcuna preclusione ad andare in questa direzione, dal più piccolo dei circoli pugliesi sino al coordinatore regionale ma purchè ciò avvenga a seguito di una discussione approfondita, di un esame obiettivo dei dati, di un confronto che deve avvenire nelle sedi dei partiti».

Sta dicendo che sarebbe pronto a dimettersi?
«Dico che qualsiasi discorso sugli uomini, sulle cariche e sulle responsabilità deve seguire un esame obiettivo della realtà. Quest'esame obiettivo lunedì scorso c'è stato, ed ha fatto seguito un documento conclusivo, peraltro formalmente non necessario visto che il mio è un incarico di fiducia del presidente nazionale. Se mi dicesse di occuparmi di altro sarei ben lieto di farlo. Però ho l'impressione che si devia dal necessario approfondimento riducendo il tutto a un problema di responsabilità individuali nel momento in cui c'è una gestione collegiale e partecipata. Tra l'altro, all'indomani del voto, ho ricevuto da parte di tanti dirigenti richieste di taglio di teste di altri dirigenti. Se tutte dovessero avere seguito, più della metà di chi ha incarichi nel partito oggi dovrebbe camminare senza testa».

Lei parla di gestione collegiale ma viene accusato di aver trasformato il partito in un commissariato di polizia, Come mai?
«Vorrei saperlo, possibilmente nelle sedi del partito».

L'accusano pure di aver fatto una lista debole.
«La lista debole dipende da tanti fattori, uno dei quali il fatto che si sia votato con la preferenza unica. Ma questo è stato un problema per tutti i partiti».

Il risultato elettorale in città per An è stato positivo. Pensa sia possibile che la candidatura a sindaco resti vostro appannaggio?
«An ha titolo a porre una propria candidatura in continuità con quella dell'onorevole Poli Bortone. Non credo che An attraverso il sindaco e chi con lei ha collaborato in questi anni abbia demeritato. Anzi, diamo atto di un'ottima gestione. Quindi non vedo alcun ostacolo ad una continuità alla guida del municipio di Lecce da parte di An».

In questo quadro che posizione prende l'autocandidatura di Mario De Cristofaro?
«Non è più un'autocandidatura nel momento in cui praticamente tutto il partito, senza nessuna eccezione, ha valutato positivamente questa disponibilità.»

C'è stata una presa d'atto formale?
«No, non c'è stato nulla, però ho letto commenti soltanto positivi da parte di singoli esponenti di An, a cominciare dai più autorevoli, verso questa ipotesi e quindi credo che questo significhi qualcosa».

Qualcuno, dentro e fuori il partito, ha visto con malizia il nuovo "sodalizio" tra lei e De Cristofaro.
«Conosco Mario De Cristofaro da più di trent'anni, c'è sempre stato un rapporto di amicizia prim'ancora che di appartenenza alla stessa forza politica. E' inevitabile che nei rapporti interpersonali, soprattutto quando c'è la politica di mezzo, ci siano momenti di dissenso su singoli punti. Credo che il mio dovere di coordinatore regionale sia di puntare alla massima unità del partito che passa attraverso il coinvolgimento maggiore possibile di tutti, a cominciare dalle persone più significative. Penso che il pieno coinvolgimento di De Cristofaro nella campagna delle Regionali nelle quali non era candidato sia anche un effetto di questo mio sforzo».

Rimanendo in ambito Comunale, quale iniziativa pensa debba prendere il partito riguardo il caso Ripa?
«Conosco la notizia solo dai mass media. So, per aver visto il lavoro in questi anni, che Ripa è stato un buon assessore, non c'è nulla da rimproverargli, tra l'altro aveva ottenuto un consenso elettorale significativo. Mi limito, per il momento, a seguire dall'esterno un dibatto che mi pare si stia sviluppando in assoluta autonomia all'interno del coordinamento cittadino. Penso che ci sarà un passaggio ulteriore nell'esecutivo provinciale ma ritengo corretto e doveroso non intromettermi e rispettare i livelli decisionali che hanno piena autonomia e capacità di approfondire la questione».

Tra due anni si tornerà al voto per le Comunali; prim'ancora ci saranno le Politiche. Da ora in avanti, quali errori non dovranno più commettere An e tutto il centrodestra?
«Intanto, condivido la posizione di chi dice che la forma partito, per come è conosciuta, è inadeguata. An ha già da un decennio una forma diversa rispetto a quella più rigida dell'Msi e credo che debba affrontare il futuro chiudendosi sempre meno al proprio interno e aprendosi alle tematiche del momento e sulle quali si realizza il consenso. Attualmente, penso che si debba stare ancora più attenti sul fronte del disagio delle persone anziane. Il lavoro che da anni ha iniziato l'onorevole Ugo Lisi, che è stato ampiamente ripreso sul piano nazionale, dev'essere reso più concreto in tutta la Puglia. Ma ci sono altri temi come la procreazione artificiale, o la crisi occupazionale nel Tac sui quali il dibattito va ben oltre i confini delle singole forze politiche e degli schieramenti. Se si è in grado di dare risposte sensate come partito a queste sfide, che sono culturali prima ancora che politiche, penso che ci sia un futuro non solo per An ma per tutto il centrodestra. Se, invece, si ritiene che sia da preferire una strada di chiusura in quelle che una volta si chiamavano sezioni e adesso si chiamano circoli, allora la strada continuerà ad essere in declino».

C'è una sua iniziativa personale nell'immediato?
«Vorrei farmi raccontare dal partito quali sono esigenze e aspettative. Impiegherò i prossimi fine settimana a girare per la Puglia, per sentire che cosa dicono gli iscritti, prim'ancora che i dirigenti. Penso che dopo due mesi di questo lavoro qualche sollecitazione e qualche idea in più ci sarà».


    

 

vedi i precedenti interventi