ALFREDO MANTOVANO
SOTTOSEGRETARIO DI STATO
MINISTERO DELL'INTERNO

 


Interventi sulla stampa

 

Articolo pubblicato su L'Espresso Venerdì 12 aprile 2002

di Marco Damilano

AN / DIETRO LE QUINTE DEL CONGRESSO DI BOLOGNA

 

Alleanza diagonale
Fini e i suoi fedelissimi. Le fronde di Storace e Gasparri. I nostalgici. E le pasionarie. Tutti assieme litigiosamente


È l'ultima volta che succede, assicurano. L'ultima volta che capita di entrare in una sezione di Alleanza nazionale, quella storica di via Livorno al Nomentano di Roma, e trovare attaccate alla bacheca cartoline che trasmettono «saluti romani ai cari camerati da Scogliera di Coreca», foto del Duce a cavallo a villa Torlonia, e perfino una lettera su carta intestata del ministro Maurizio Gasparri indirizzata per sbaglio alla sede del vecchio Movimento sociale italiano. L'ultima volta che si va a un congresso di An armati di ritagli, citazioni e interviste sul "come eravamo". Basta, si cambia. Dopo Bologna si parlerà di presidenzialismo, rapporti con Lega e Forza Italia. E di rimpasto, direzioni di Tg Rai, nomine negli enti pubblici. Dopo nove mesi di potere, i post-missini si presentano divisi e famelici. Anche questo è un segno di normalità. Forse.

Re Gianfranco Nel '78, nei giorni del caso Moro, scriveva infuocati editoriali su "Dissenso", il tabloid dei giovani missini, dichiarandosi «con il popolo, contro il regime», contro «Andreotti, Berlinguer e l'Autonomia che hanno le stesse origini culturali e politiche». Anni lontani. Oggi Fini torna a Bologna, sua città natale, ferita dall'omicidio di Marco Biagi, per celebrare un trionfo personale. Vicepremier, rappresentante del governo italiano tra i costituenti della nuova Europa. Volto moderato del governo. Candidato alla successione di Berlusconi. In testa ai sondaggi, a differenza del partito che non attraversa un momento felice. E omaggiato da un libro ("Fini, cronaca di un leader", di Stefano Guiglia e Enrico Para), pieno di foto di Gianfranco tra i grandi della terra, con il papa, il Dalai Lama. Come un tempo si faceva solo con Bettino Craxi.

regina madre Donna Assunta Almirante, vedova di Re Giorgio (Almirante). In prima fila in tutte le manifestazioni di An (di recente affiancata da Angioletta Tatarella, vedova di Pinuccio), sostenitrice del giovane Fini fin dai tempi del Fronte della Gioventù, rappresenta l'anima di un partito che vuole lentamente allontanarsi dal passato, senza lacrime e strappi. A Bologna si fa un altro passettino, l'addio alla scritta Msi sotto la fiamma. Fabio Rampelli, capogruppo di An alla regione Lazio, quello che voleva far riscrivere i libri di storia, liquida la questione così: «Il simbolo l'abbiamo già cambiato, nel '46. Quando abbiamo tolto il fascio».

padri nobili Mirko Tremaglia e Domenico Fisichella. L'ex ragazzo di Salò siede con Fini nel Consiglio dei ministri. Il professore, recuperato alla causa dopo mesi di gelo, potrebbe tornare al governo: ai Beni culturali, se Giuliano Urbani va agli Esteri o alla Difesa, se Antonio Martino si dimette.

Fini boys La strettissima cerchia, il braccio e la mente del leader. Il capo della segreteria Donato Lamorte, vecchia volpe del Msi, profondo conoscitore della pancia del partito, il deputato di prima nomina Andrea Ronchi, l'avvocato Giuseppe Consolo, senatore, sdoganatore di Fini nei salotti romani. New entry: Marco Martinelli, l'uomo del tesseramento. Condivide con Fini la passione per la pesca subacquea. «Siamo quelli del club del turacciolo», dice. Dopo Bologna è dato in emersione.

neodorotei «I delegati di Lecce sono nostri. Li ha conquistati Alfredo Mantovano «Macché: li ha presi Adriana Poli Bortone. Che fa riferimento a noi...». Neppure gli storici della vecchia Dc ricordano una battaglia tra le correnti così spietata. Con la guerra di cifre, notti tempestose e congressi decisi per un pugno di voti. Come a Livorno, roccaforte del ministro Altero Matteoli, espugnata per venti voti dalla candidata di Destra protagonista Marcella Amadio. Eppure, lo sforzo ha dato un nulla di fatto. Destra protagonista di Ignazio La Russa e Maurizio Gasparri ha il 45 per cento dei delegati, Destra sociale di Francesco Storace e Gianni Alemanno e Nuova alleanza di Adolfo Urso e Altero Matteoli un 30 per cento a testa. Nessuno ha dalla sua la maggioranza del partito. Il risultato più gradito a Fini. Che ha convinto il fedele Matteoli a fondare con Urso Nuova alleanza per infastidire l'accoppiata Gasparri-La Russa, sulla carta la più pericolosa. Mossa riuscita. Risultato: tre correnti uguali, vivacità sui giornali. E il leader con le mani libere per il rimpasto governativo.

giovani leoni Avanza il partito degli assessori. La destra che governa città, province e regioni e su cui punta Fini per il salto a Palazzo Chigi. L'assessore ai trasporti della regione Lombardia Massimo Corsaro, uomo di La Russa, i romani Francesco Aracri e Andrea Augello, ex storaciani in rotta con il governatore del Lazio, il deputato pugliese Francesco Amoruso. E poi i vincitori negli scontri per le federazioni locali: i gasparriani Antonello Liori a Cagliari e Marzio Tricoli a Palermo, lo storaciano Vincenzo Piso a Roma, che ha sconfitto Teodoro Buontempo. A metà anni Ottanta fu processato per la sua appartenenza ai neofascisti di Terza posizione. Prosciolto. Con Andrea Insabato, il bombarolo che voleva far saltare la redazione de "il manifesto".

intellettuali Rinnovamento in vista nel pensatoio di An. Dietro il direttore del "Secolo" Gennaro Malgieri, Marcello Veneziani e Stenio Solinas c'è un trio di trentenni: il biondo Angelo Mellone, 28 anni, consigliere del ministro Alemanno, Federico Eichberg, uomo di Urso e il napoletano Gennaro Sangiuliano. Insieme hanno scritto il documento precongressuale di Bologna. Saccheggiando citazioni da Alexis de Tocqueville e Jeremy Rifkin.

pasionarie nere Alessandra Mussolini. Nostalgica del Duce ma in dissenso del partito "da sinistra" sulla fecondazione assistita. Il sindaco di Lecce Poli Bortone. E alle spalle, una nuova leva di ragazze toste e determinate: l'eurodeputata Roberta Angelilli, la nuova federale di Pesaro Elisabetta Fuschi, adorata da Gasparri. E soprattutto la leader dei giovani di An, la bionda Giorgia Meloni, 25 anni, romana della Garbatella, politicamente cresciuta nel gruppo dei Gabbiani di Rampelli. Lo slogan: «Con rabbia e con amore». Fini approva.

 

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