ALFREDO MANTOVANO
SOTTOSEGRETARIO DI STATO
MINISTERO DELL'INTERNO

 


Interventi sulla stampa

 

Articolo pubblicato su CORRIERE DELLA SERA
(Sezione:  LETTERE AL CORRIERE   Pag.   37)
Martedì 11 giugno 2002

TESTIMONI DI GIUSTIZIA
La protezione



Caro Mieli, non entro nel merito delle considerazioni che lei svolge sull’efficacia del contrasto a Cosa nostra. Ritengo invece doveroso fornire qualche precisazione sulla protezione dei collaboratori e dei testimoni di giustizia. I fratelli Giuseppe e Domenico Verbaro (il primo da lei espressamente menzionato) sono stati estromessi dal programma di protezione, loro applicato a partire dal 1997, con una decisione adottata il 17 aprile 2002 dalla Commissione che presiedo, su parere conforme alla Direzione Nazionale Antimafia. Il provvedimento si è reso necessario per l’atteggiamento tenuto dai Verbaro, di costante e violenta ostilità nei confronti del personale di polizia destinato alla loro protezione, e per le ripetute richiese di entrambi di esosi benefici in denaro, di rimborsi per alloggi in alberghi di lusso, di macchine blindate e di posti di lavoro per sé e per i familiari. I comportamenti seguiti dai due hanno compromesso ogni possibilità di protezione, poiché essi hanno spesso utilizzato le proprie generalità, invece di quelle di copertura, hanno rilasciato interviste a mass media anche locali, facendo facilmente risalire alla località protetta, e hanno inscenato proteste fino a giungere - ciò che ha fatto Giuseppe Verbaro - a barricarsi all’interno della prefettura di Prato, a spargere di carburante il pavimento, e a tentare di darsi fuoco (a seguito di questo episodio è stato instaurato un procedimento penale concluso con la condanna del Verbaro, in data 15 marzo 2002, a nove mesi di reclusione). Nel periodo della protezione, i Verbaro hanno peraltro fruito di un contributo del commissario antiracket e antiusura pari a 400 milioni di lire, a titolo di provvisionale su un contributo più ampio. Ritengo corretto limitare la precisazione ai Verbaro, essendo disponibile - sempre che non osti la tutela della riservatezza degli interessati - a esporre qualsiasi dettaglio su altri che dovessero lamentare problemi con la Commissione che presiedo. Vorrei solo aggiungere che fin dall’avvio dei lavori della ricostituita Commissione, avvenuto l’8 ottobre 2001, essa ha applicato puntualmente la lettera e lo spirito delle disposizioni sui testimoni di giustizia contenute nella legge 45/2001, convinta del valore civile della testimonianza, decisiva soprattutto nei processi di criminalità organizzata. Ha avviato a soluzione le posizioni di più testimoni, curando sia eventuali risarcimenti, d’intesa col commissario antiracket e col commissario per le vittime della mafia, sia l’inserimento nella vita sociale e lavorativa. Questo lavoro, che comincia a produrre, fra l’altro, un significativo incremento degli ingressi dei testimoni nei programmi di protezione, interessante anche da un punto di vista qualitativo, incontra l’ovvio limite dell’applicazione della legge e del più elementare buon senso. Limiti che casi come quello di Giuseppe Verbaro vorrebbero ignorare.

Alfredo Mantovano           
Presidente della Commissione centrale
per la definizione e applicazione    
delle speciali misure di protezione   

vedi i precedenti interventi