ALFREDO MANTOVANO
SOTTOSEGRETARIO DI STATO
MINISTERO DELL'INTERNO

 


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Articolo pubblicato su CORRIERE DEL MEZZOGIORNO
(Sezione:    IN PRIMO PIANO     Pag.    5)
Martedì 18 gennaio 2005

F. Str

LA CADA DELLE LIBERTA' 

 

 Mantovano: il vero sconfitto è D'Alema


 

BARI - Un terremoto, un boomerang, una sconfitta. I partiti della Casa delle libertà commentano con molte variazioni sul tema la designazione di Nichi Vendola a candidato governatore del centrosinistra. Elemento comune nelle dichiarazioni: l'alleanza di centrosinistra diventa più estremista. Dà il fuoco alle polveri, anche in senso cronologico visto che è la prima dichiarazione della giornata, il coordinatore pugliese di An Alfredo Mantovano. Il quale prima esprime apprezzamento per le elezioni primarie, che giudica «esperimento interessante», e poi attacca. «A sinistra i militanti più attivi sono spostati più su un fronte zapatista che non di sinistra moderata. E adesso - aggiunge ironicamente - buona fortuna». A determinare l'esito delle primarie, secondo il sottosegretario all'Interno, «non c'è stata solo la mobilitazione di Rifondazione, ma anche quella di una frangia consistente dei Ds e di altre forze minori». Formazioni che hanno contribuito a far prevalere «una delle due linee che animano il fronte ampio del centrosini stra e non certamente la linea più moderata». Il grande sconfitto di queste primarie? Mantovano, con aperta allusione a Massimo D'Alema, dice che «bisogna cercarlo a Gallipoli».

Di «terremoto» parla l'eurodeputato forzista Marcello Vernola (ex presidente della provincia di Bari, in quota Margherita). «La base - dice - ha bocciato il progetto Ds-Margherita, affidando la guida della coalizione alla sinistra comunista. Per l'ampia area cattolica e popolare in questa coalizione non c'è più spazio». Vernola sottolinea che il partito di Ruteili conta in Puglia trentamila iscritti, «un numero sufficiente a garantire con certezza l'affermazione del candidato di bandiera». Tutto questo non è riuscito perché, dice l'europarlamentare, «è fallito il progetto di sostituire la classe dirigente di matrice popolare con una nuova classe dirigente moderata tratta dalla società civile». Che poi è lo stesso limite di Francesco Boccia, «persona stimabile e capace ma che non appartiene alla storia popolare e democristiana della Puglia».

Il vicecapogruppo forzista alla Camera, il foggiano Antonio Leone, indica la causa della vittoria di Vendola nell'«atteggiamento doppiogiochista della Quercia», alludendo a possibili defezioni dei diessini nel sostegno all'economista Francesco Boccia. Dalle urne, per Leone, emerge «un centrosinistra che non tiene conto dei moderati». Gli alti esponenti del centro sinistra, continua il deputato, hanno «giàavvisato Nichi Vendola: sta a lui creare le condizioni per attirare il consenso di tutto il centrosinistra, ossia trovare il modo di rassicurare tutti quei pugliesi moderati» che sono preoccupati dalla sconfitta alle primarie di Francesco Boccia. «Molta sinistra e poco centro» sintetizza il consigliere regionale di Fi Raffaele Baldassarre, secondo il quale è emersa domenica scorsa «la voglia di una sinistra estrema».

Il deputato leccese Ugo Lisi (An) parla invece di boomerang. Le primarie, dice, erano nate per ratificare «la candidatura di Boccia, hanno sancito l'elezione di Nichi Vendola». E con questo «sancito il totale scollamento tra i vertici della Margherita e dei Ds e la loro base». Per Lisi si tratta di «una totale distonia che dimostra l'incapacità di governare i processi sociali con il consenso della gente». Secondo il commissario dell'Udc pugliese, Gino Trematerra, la designa zione di Vendola denuncia «il malumore esistente all'interno del centrosinistra». Ora, dice, al deputato di Rifondazione «tocca confrontarsi con una personalità di prestigio» come quella di Raffaele Fitto. Non mi sembra, conclude, «che possano derivarne sorprese».

Parere diverso anzi opposto da Enrico Balducci, portavoce in consiglio regionale del partito di Follini, secondo cui «Vendola costituisce per il governatore Fitto un pericolo maggiore di quanto non lo fosse una candidatura come quella di Boccia. Fitto soffrirà molto di più una personalità radicale come Vendola che non quella simile a lui dell'economista». Si fa sentire anche il sindaco di Gallipoli, Giuseppe Venneri (Fi). Il quale come Mantovano, insiste sulla «sconfitta umana e politica di D'Alema» e poi assegna alla vicenda una chiave di lettura. «L'elezione di Vendola - dice - chiarisce che le bugie e gli infingimenti dei Ds servono a poco e che la gente spera di trovare risposte in un satellite marginale della coalizione non avendo avuto riferimenti credibili».


    

 

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