ALFREDO MANTOVANO
SOTTOSEGRETARIO DI STATO
MINISTERO DELL'INTERNO

 


Interventi sulla stampa

 

Articolo pubblicato su CORRIERE DEL MEZZOGIORNO
(Sezione: NAPOLI  PRIMA PAGINA E PRIMO PIANO  Pag.   5   )
Venerdì 17 Gennaio 2003

Nino Femiani

 

«I magistrati non sono i sommi sacerdoti»

Il sottosegretario Mantovano ironizza sulla protesta dell’Anm: «La prossima volta sfilino con i quattro codici»


 

NAPOLI — Il freddo polare dell’aula Berengario, al Palazzo di Giustizia di Napoli, non lo «raffredda». Anzi, prima di concludere un convegno sui pentiti, Alfredo Mantovano, sottosegretario di An all’Interno, accetta la polemica al calor bianco che il giorno prima, dalle pagine del Corriere del Mezzogiorno, avevano acceso i magistrati Domenico Airoma e Giuseppe Borrelli.

Le toghe verranno all’apertura dell’anno giudiziario con la Costituzione sotto il braccio. È una sfida al governo?
«Il significato di questa protesta non dovrebbe chiederlo a me, ma a chi la realizza».

Se l’aspettava?
«Era inevitabile avendo l’Anm alzato il tiro già lo scorso anno con lo sciopero. Se quest’anno non avesse fatto una protesta eclatante avrebbe dato l’impressione di una retromarcia. Certo, entrare nelle aule dei distretti con la Costituzione in mano richiama alla mente i sommi sacerdoti di duemila anni fa che entravano nelle sinagoghe con le Sacre Scritture copiate sui risvolti delle vesti. Questa protesta lancia all’opinione pubblica un messaggio chiaro: non i magistrati, ma l’Anm è la sola custode della Costituzione, l’unica che può dire se e come la Magna Carta italiana si applica».

Ritiene, come ha detto qualcuno, che la protesta dell’Anm sia eversiva?
«Beh, non utilizziamo aggettivi fuori luogo: per me è una protesta che, per la sua carica simbolica, è molto forte. Mi lasci però fare una proposta all’Anm».

Quale?
«La prossima volta faccia sfilare i magistrati non solo con la Costituzione, ma anche con i quattro codici che sono sempre utili per tutti».

L’obiezione che viene dai magistrati è che il governo, finora, ha varato leggi che non hanno mai riguardato l’organizzazione della giustizia. Ad esempio, non avete mai messo mano alla revisione delle circoscrizioni giudiziarie.
«C’è stata l’occasione storica per farla in occasione della riforma del giudice unico, non è stata colta. Considero indispensabile la riforma delle circoscrizioni, ma è una delle cose più difficili da fare, anche più di una modifica alla prima parte della Costituzione».

Addirittura.
«Guardi, la semplice ipotesi di sopprimere la sede distaccata di tribunale fa scendere in piazza il sindaco, il parlamentare di qualsiasi colore, il vescovo, il comitato dei parroci e i capicondominio. Una difesa campanilistica rispetto alla quale c’è bisogno di un coraggio politico non indifferente».

È solo questione di coraggio?
«Per fare questa riforma occorre trovare nuove risorse perché una revisione delle circoscrizioni determina un uso più razionale delle risorse umane, ma anche spese maggiori per il potenziamento di alcune strutture».

In tema di organizzazione della giustizia, a Napoli c’è il rischio che venga decapitato l’ufficio della Procura. Lei sta con Cordova o contro?
«Non sto da nessuna parte. A me interessa che la giustizia, nei suoi uffici inquirente e giudicante, sia efficiente. C’è una sofferenza qui come in altri uffici giudiziari, ma io sulla vicenda-Cordova non faccio tifo da stadio. Deciderà il Csm».

Sia in Puglia sia in Campania la nuova emergenza sembra essere la microdelinquenza.
«Il governo, nel suo primo anno di attività, ha fatto abbassare con la sua azione il numero di reati di centomila unità. La microdelinquenza – ma il termine non mi piace, preferisco definirla criminalità di strada – è un problema sul quale ognuno deve fare la propria parte».

Con chi ce l’ha?
«Sarebbe interessante se i procuratori generali, in occasione dell’apertura dell’anno giudiziario, riferissero quanto tempo passa tra il deposito di una richiesta di custodia cautelare da parte delle forze di polizia e l’esame del pm. E quanto tempo trascorre tra l’esame del pm e quello del gip. Se un’ordinanza arriva a quattro anni dall’informativa di polizia giudiziaria, la situazione criminale é totalmente cambiata. E nel frattempo centinaia e centinaia di delinquenti continuano a fare i delinquenti».

A Napoli un tredicenne è stato ucciso da un poliziotto. Il sindaco Iervolino è andato a trovare la famiglia. Lei lo avrebbe fatto?
«Non ho titoli per esprimere valutazioni sul comportamento del sindaco di Napoli, ma faccio presente che non è il caso di scaricare responsabilità di quanto è avvenuto sull’agente».


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