ALFREDO MANTOVANO
SOTTOSEGRETARIO DI STATO
MINISTERO DELL'INTERNO

 


Interventi sulla stampa

 

Articolo pubblicato su CORRIERE DEL MEZZOGIORNO
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Mercoledì 13 aprile 2005

di GIANNI DONNO

Gli amministratori puniti dalla protesta

  

 IL CONSENSO FRAGILE A CHI GOVERNA


 

La relazione di Alfredo Mantovano al comitato regionale di An offre spunti di riflessione che riguardano l'intero centrodestra e non solo regionale. Da ciò l'esigenza, estendibile all'intera Casa delle Libertà, di un confronto permanente fra tutte le sue componenti.

La prima questione riguarda l'atteggiamento della coalizione in questa campagna elettorale e, quindi, anche per il 2006.

Mantovano pone l'interrogativo di quanto abbia pagato, in termini di consenso elettorale, l'essersi presentati con il bell'elenco delle cose compiute e di quelle da completarsi. Non è una critica a Fitto, ma una riflessione di carattere generale che è già apparsa sulla stampa nazionale. La risposta che risùlta non solo dalle conclusioni di Mantovano, ma anche da quelle di molti osservatori, è che l'elettorato si cura poco dell'azione positiva realizzata dai governanti, incentrando l'attenzione sulle cose che non vanno. Ed oggi la realtà prima di queste cose è la perdita del potere di acquisto di stipendi e salan. Da ciò deriva il voto «di protesta» contro i governanti, che, fino a che la situazione economica italiana ed internazionale rimarrà la stessa, sarà un voto destinato a restare tale e quale nei confronti dei governanti di qualsiasi colore. E' un voto semplicemente «contro». Quindi chi sta al governo della cosa pubblica ha seri problemi di consenso. Per ciò la questione toccherà presto anche Vendola, quando, inevitabilmente, dovrà passare dalle parole ai fatti.

Ma la domanda è più generale: come fa chi governa a trovare un avversario, «contro» cui far votare il proprio elettorato? Ci è riuscito per due volte Berlusconi agitando il pericolo di una vittoria delle sinistre comuniste in questo Paese. Ma, a stare ai sondaggi, sembra 'che tale spauracchio non funzioni più, anche se non pochi osservatori parlano oggi non certo di coomunisti, ma di cultura comunista, di «leninismo dolce», fatto di stretto controllo sociale.

Ora il tema in discussione per chi governa il Mezzogiorno e l'individuazione del vero «nemico». Non è molto difficile individuarlo. La crisi più drammatica si origma dalle aree in via di sViluppo capitalistico (Est europeo, Cina, Taiwan), che operano una concorrenza forte soprattutto verso il Sud. E' qui la vera frattura fra Nord Italia e Mezzogiorno: le imprese forti del Nord possono scambiare con quei Paesi i loro prodotti «forti». Ma per l'impresa meridionale uno scambio del genere non è possibile. Il Sud produce le stesse merci che ci giungono dall'Oriente a prezzi assai più bassi. Ora a guardar bene, gli strumenti di difesa non possono certo essere i dazi antidumping, ma nemmeno il richiamo a migliorare la qualità dei prodotti meridionali, ritagliandosi mercati «di nicchia». Una soluzione più forte, ed anche più difficile, è quella di accordi commerciali molto vincolanti con quei Paesi, che rappresenteranno le prime vere forme di governo economico della globalizzazione. Insomma il governo nazionale ha da fare la voce grossa, insieme con gli altri governi europei, o, eventualmente, da solo, contro le economie della concorrenza sleale, a base di sfruttamento della manodopera e di produzioni con sistemi non controllabili.

Il secondo tema sollevato da Mantovano si connette con il primo ed è la difficile comunicazione fra governanti regionali ed elettorato. Ciò chiama in ballo la preparazione media del personale politico del Polo, che è bassissima, le forme per migliorarla, ma soprattutto i modi di contatto con i cittadini. La Federazione dei partiti del Polo, di cui anche Mantovano parla, dovrebbe riguardare non solo le questioni della linea politica e del programma del prossimo anno, ma soprattutto il problema della comunicazione capillare nei collegi. Non è difficile risolverlo.


    

 

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