ALFREDO MANTOVANO
SOTTOSEGRETARIO DI STATO
MINISTERO DELL'INTERNO

 


Interventi sulla stampa

 

Articolo pubblicato su CORRIERE DEL MEZZOGIORNO
(Sezione:  LECCE  Pag.  9   )
Sabato 25 Gennaio 2003

Salvatore Avitabile

L’accusa: «Intesa pericolosa tra aziende e funzionari pubblici. Offerte uguali spedite dagli stessi uffici postali». E punta l’indice sul lavoro nero

Mantovano: la «cupola» controlla gli appalti
Denuncia del sottosegretario all’anno giudiziario del Tar: «Ribassi anomali, vincono sempre le stesse imprese»

 

LECCE — In provincia di Lecce esisterebbe un centro decisionale per l’aggiudicazione degli appalti. Una «cupola» di imprenditori e funzionari disonesti che piloterebbe le gare con ribassi anomali. La denuncia-choc porta la firma del sottosegretario all’Interno Alfredo Mantovano ed è stata fatta ieri mattina durante l’inaugurazione dell’anno giudiziario del Tar di Lecce.


IL CARTELLO — Mantovano parla di «cartello» e punta il dito contro un Comune del sud del Salento del quale non fa il nome. «Ma ce ne sono tanti altri - aggiunge - Andare in Procura? Intanto confrontiamo i bandi di gara con i verbali di gara stessi, si vedrà quello che emergerà. Ho dato disposizione al prefetto di controllare le gare d’appalto. E’ un pubblico ufficiale, se ci saranno anomalie le denuncerà». Per il sottosegretario all’Interno, dunque, «la prassi è quella del cartello. Un’amministrazione pubblica (nella gran parte dei casi un municipio) bandisce una gara. Sulla base del settore di riferimento, della tipologia dei lavori e della collocazione territoriale, le imprese che partecipano alla gara hanno un’idea di massima - ovviamente non per millesimi - di quello che sarà il possibile ribasso medio. Entra in funzione il cartello: tutte le imprese che ne fanno parte (tranne una) propongono un ribasso sproporzionato per eccesso. Spesso non si ha neanche il pudore di variare i millesimi per cui, per riportare per esempio il caso che ho materialmente tra le mani, ci sono quattro aziende che per una gara che si è svolta di recente in un municipio della provincia di Lecce hanno indicato tutte il medesimo ribasso del 29,790 per cento». E aggiunge «Né si ha il pudore di adoperare grafie diverse per scrivere sulla busta che contiene l’offerta, o magari non farle partire tutte alla stessa ora dallo stesso ufficio postali con numeri consecutivi di raccomandata. Risultato: la media del ribasso sale e la gara viene aggiudicata all’impresa che fa parte del cartello, che nel caso specifico si è staccata dalle compagne di cordata ed ha aumentato il ribasso medio di uno o due punti». Per Mantovano, inoltre, «il fenomeno è legato al lavoro sommerso. Secondo l’Inps a Lecce 329 le aziende in nero e 1607 lavoratori nel sommerso, a Brindisi rispettivamente 80 e 484, a Taranto 310 e 910. Significativi anche i dati sull’emersione degli immigrati: a Lecce 584 domande, a Taranto 669 ed a Brindisi 351».


I SUBAPPALTI — E ancora: «A Brindisi alle turbative che interessano le gare bandite dalle amministrazioni pubbliche si affiancano quelle derivanti dalla forte presenza in zona di grosse realtà aziendali di rilievo nazionale, se non internazionale. L’affidamento di lavori in subappalto con ribassi che in certi casi superano il 40 per cento è il più consistente incentivo ad occupare in nero con tutti gli annessi e connessi». Poi annuncia controlli sulle gare d’appalto del 2002 per stanare i funzionari comunali disonesti. «Spesso è sufficiente il semplice esame documentale per constatare una alterazione del par condicio dei concorrenti poichè le offerte presentate, pur provenendo formalmente da soggetti diversi, sono sostanzialmente imputabili ad un medesimo centro decisionale. Non ci vuole certo l’Fbi per scoprire il cartello. I Comuni debbono fare i dovuti controlli. E cito l’esempio di Milano che ha verificato non solo indizi formali ai documenti presentati per la gara ma anche aspetti di intreccio societario sia dalle cariche investite dai vari rappresentanti legali e direttori tecnici sia dalle proprietarie, peraltro senza l’intervento di prefettura ed autorità giudiziaria». Per Mantovano, dunque, «il sistema bancario che si è progressivamente allontanato dalle esigenze del territorio». Gli imprenditori finirebbero nelle maglie dell’usura e del riciclaggio. E ancora: «La criminalità albanese starebbe investendo una parte dei proventi del traffico di eroina e cocaina in attività commerciali nella provincia di Lecce.


LE REAZIONI — Perplesso il senatore diessino Alberto Maritati. Dice: «Non è realistico parlare di appalti e scaricare le responsabilità sull’anima cattiva delle aziende. E poi il pulpito viene da chi fa parte di un governo che si caratterizza per provvedimenti assolutori che danno il via a sanatorie e condoni». Antonio Lia, presidente dell’Anci, invita Mantovano ad andare Procura. «Gli amministratori non hanno colpe, sono i tecnici a gestire tutto. Non possiamo fare controlli. Mantovano denunci quello che sa ai giudici». Per il presidente di Assindustria, Salvatore De Riccardis, «i problemi vanno rivolti insieme, le imprese non possono essere lasciate sole dal governo». Infine l’ex senatore ds Giovanni Pellegrino pone un problema giuridico. Dice: «Il pubblico ministero amministrativo dovrebbe avere il potere specifico dell’Avvocatura dello Stato, ossia il potere di impugnazione degli appalti alla Procura della Corte dei Conti».

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