ALFREDO MANTOVANO
SOTTOSEGRETARIO DI STATO
MINISTERO DELL'INTERNO

 


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Articolo pubblicato su GIORNALE DI BRESCIA
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Giovedì 28 Aprile 2005

Franzi de Palma

Casa comune del centrodestra, percorso in salita

 

LA PROPOSTA A SORPRESA DI BERLUSCONI DIVIDE LA MAGGIORANZA


 

ROMA - Silvio Berlusconi delinea in maniera più nitida i confini di quello che lui stesso definisce il suo «sogno» di un partito unico del centrodestra. E dalle sue considerazioni, svolte dentro e fuori dall’Aula di Montecitorio, emerge più chiaramente che quello a cui sta pensando è un progetto dai tempi lunghi che comprende anche e soprattutto la sua successione («sogno il partito della libertà, non il Quirinale...»). Ma che, se fosse per lui, potrebbe prendere vita già dal 2006.

«Il partito unico - osserva il capo del governo - dovrebbe convenire molto ai cinquantenni che sono protagonisti della politica anche perchè c’è un presidente prossimo alla pensione e non su una panchina di un parco pubblico perchè quello che ha fatto gli consente panchine più comode...». Insomma, con la proposta del Partito della libertà, il presidente del Consiglio ottiene tre risultati contemporaneamente: ridare un orizzonte politico alla Cdl dopo le ultime sconfitte e avviare così la costruzione di una prospettiva se non in vista del 2006 almeno per il 2011; accreditarsi come « kingmaker» del futuro leader del centrodestra assicurandosi, così, una «pensione» tranquilla; creare uno «spariglio» (così lo definisce il ministro Roberto Maroni) nella reazione degli alleati.

An, al momento la forza più sensibile all’iniziativa, pensa piuttosto a un percorso che possa passare da una confederazione. «Quella del partito unico - ragiona il vicepresidente vicario del partito di via della Scrofa Ignazio La Russa - è una prospettiva che non credo sia vicinissima; anzi, non credo che domani si possa fare e non so se mai lo si farà ma sicuramente è vicina la prospettiva di una federazione tra i partiti». Anche l’Udc non chiude la porta. «Ora - osserva Marco Follini - siamo tutti impegnati a cercare una via d’uscita. Io non ho pregiudizi, nè a favore dei vecchi partiti, nè contro quelli nuovi e magari futuri». E persino dalla Lega arriva quella che assomiglia a una timidissima apertura. «La Lega - fa sapere il ministro del Welfare Roberto Maroni - esprime fortissime perplessità sulla proposta del premier, perchè pensiamo che la nostra natura sia diversa da quella degli altri partiti della Cdl. Riteniamo però che sia una proposta forte: Berlusconi ha fatto uno "spariglio" che merita attenzione, ci vogliamo ragionare sopra con calma, sentire Bossi e il gruppo dirigente». Stesso ragionamento lo fa il ministro Roberto Calderoli che si spinge a ipotizzare un «allineamento» del Carroccio con la «casa comune» del centrodestra.

E Berlusconi, tra l’altro, ci tiene a far sapere che «ci sono esponenti della Lega che hanno manifestato apprezzamento per l’idea del partito unico» e hanno buttato lì l’ipotesi di una «corrente del N ord», nel partito accanto, magari, a una del Sud. L’idea del presidente del Consiglio, che Gianni de Michelis boccia a nome del Nuovo Psi raccoglie però consensi, non del tutto scontati, ai « piani alti» di Forza Italia. Se Ferdinando Adornato si candida a « patron» del progetto e lo battezza «partito della libertà», il ministro dell’Interno Beppe Pisanu, non a caso, ricorda che già due anni fa aveva accarezzato l’idea del partito unico dei moderati e fa sapere di non aver mai rinunciato a quell’idea. «Se lei darà vita a un nuovo soggetto unitario - sottolinea il coordinatore nazionale azzurro Sandro Bondi - coronerà uno dei compiti più alti della sua missione, quello di completare la transizione italiana iniziata con la morte di Moro». Se il progetto del Partito della libertà («una forza - specifica Berlusconi - che naturalmente sarà iscritta al Ppe, ma non ne sarà la sezione italiana»), inizia a prendere corpo, le forze della maggioranza si interrogano su quali dovranno essere le sue direttrici: scelta della leadership e messa a punto del programma.

«Prima viene l’identità e poi la forma - mette i puntini sulle i Follini - prima il progetto e poi gli uomini, prima i contenuti e poi i contenitori». «Serve prima una convergenza sui contenuti», avverte il sottosegretario all’Interno di An, Alfredo Mantovano. E l’esponente del partito di Fini chiede anche che ci sia un confronto «sul territorio» , una consultazione della «base» sul progetto. Già, la « base», dalla quale lo stesso Berlusconi sembra non voler prescindere, anche per la legittimazione della futura premiership, magari attraverso il meccanismo delle primarie. «Deve essere un partito - chiosa il premier - in cui tutti abbiano diritto di porsi come protagonisti. Per questo ci devono essere regole da studiare tutti insieme, su come si elegge il segretario, il presidente, su come si decidono le politiche...Deve essere un partito assolutamente democratico, ci mancherebbe altro».


    

 

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