ALFREDO MANTOVANO
SOTTOSEGRETARIO DI STATO
MINISTERO DELL'INTERNO

 


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Articolo pubblicato su Avvenire
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Domenica 03 ottobre 2004

Da Milano Angelo Picariello

NUOVI ARRIVI E RIENTRI FORZATI

La gran parte dei 330 immigrati trattenuti a Lampedusa è già rientrata in Libia in virtù delle nuove procedure rese possibili dall’intesa siglata col governo del Paese nordafricano Protesta la Caritas: l’accordo resta segreto, negati i diritti E ieri sono arrivati nell’isola altri 200 extracomunitari, in tre diverse imbarcazioni Così i clandestini sbarcati in soli tre giorni sono diventati mille Dura anche l’opposizione Il sottosegretario Mantovano: «Coi rientri lampo si scoraggiano nuovi arrivi»  

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Tre voli riportano indietro 270 immigrati. Scontro sulle nuove misure


 

Lampedusa, un dramma che va e viene. Nuovi sbarchi di clandestini (e fanno circa mille in soli tre giorni), ma anche intensificazione del ponte aereo per farli rientrare in Libia. Operazione resa possibile dai nuovi accordi del governo italiano con la Libia, ma che viene duramente contestata dalle organizzazioni umanitarie e dall'opposizione, che lamentano, fra l'altro, la mancata ufficializzazione dell'accordo stesso.

Dopo un primo aereo decollato venerdì alla volta della Libia con circa 90 immigrati a bordo, ieri erano previsti altri quattro decolli, ma alla fine ci si è fermati a tre: 180 i clandestini rimpatriati nei primi due voli, ieri. Un terzo è partito nel pomeriggio, poco dopo le 17, quando l'operazione sembrava ormai sospesa. Ma è stato l'ultimo, per ieri almeno. Gli extracomunitari sono stati imbarcati su un aereo della Air Adriatic, che in mattinata aveva già trasportato in Libia un primo gruppo. È stato invece annullato il secondo volo Lampedusa-Tripoli del Md 80 Alitalia che era partito intorno a mezzogiorno dallo scalo dell'isola per Tripoli.

Sul fronte degli arrivi l'altra notte un primo gruppo di 13 immigrati è stato bloccato a terra, intorno all'una. Due ore dopo un barcone con altri 80 clandestini è stato intercettato da una motovedetta della Guardia costiera a pochi metri dal porto. E in serata, ieri, un nuovo barcone con un centinaio di clandestini è stato avvistato da una nave della Marina Militare in servizio di pattugliamento. Circa 200 arrivi che si vanno a sommare agli 800 dei due giorni precedenti. Viva preoccupazione dal fronte delle associazioni impegnate nell'accoglienza. La Caritas, per parte sua, sottolinea come resti sguarnita la regolamentazione dei diritti, limitandosi l'attenzione alla sola sicurezza: «L'Italia - ricorda don Giancarlo Perego, responsabile dell'area nazionale della Caritas - resta l'unica in Europa a non avere una normativa sul diritto di asilo. Ma ora siamo di fronte a una vergognosa semplificazione delle procedure. Non conosciamo ancora il contenuto dell'accordo, ma escludendo che siano già stati realizzati in Libia i previsti centri di prima accoglienza, c'è di fatto la rinunzia a far valere le garanzie, sia pur limitate e incerte dell'Italia, riconsegnando queste persone a un Paese il cui tasso di democraticità è assai limitato». E anche il responsabile siciliano del Consiglio italiano rifugiati Giorgio Bisagna denuncia come resti ancora «segreto» il testo degli accordi con la Libia, ma soprattutto si dice «sorpreso» per aver visto i clandestini rimpatriati «con i polsi legati da fascette di plastica, praticamente delle manette».

Il dibattito si sposta anche sul versante politico «Al governo chiediamo la massima trasparenza sul contenuto degli accordi con la Libia e chiarezza sulle modalità con cui si svolgono i rimpatri», chiede Giulio Calvisi, responsabile immigrazione dei Ds. Per il governo parla il sottosegretario all'Interno Alfredo Mantovano: «Gli accordi non sono ancora operativi - chiarisce - e forse l'intensificazione degli sbarchi si spiega proprio con l'intenzione di anticiparne l'entrata in vigore». Quanto ai rimpatri-lampo «è un metodo che useremo in misura crescente, per scoraggiare le partenze dei clandestini verso l'Italia».

La Caritas chiede che, sulla Bossi-Fini, si vada oltre il tagliando, «a una verifica generale, sul piano dei diritti», e dichiara disponibilità a discuterne. A bocciare l'impianto definito «economicistico» della legge si inserisce anche il presidente di Confindustria Luca di Montezemolo, da Capri. «Ma sulla sicurezza non si può sorvolare», è la replica, per An, di Maurizio Gasparri.


    

 

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