ALFREDO MANTOVANO
SOTTOSEGRETARIO DI STATO
MINISTERO DELL'INTERNO

 


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Articolo pubblicato su Avvenire
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Mercoledì 29 ottobre 2003

Da Roma Luca Liverani

DOSSIER CARITAS

Nel 2002 sono stati 222.081 i nuovi arrivati contro 49.383 residenti emigrati

Immigrati


Boom straniero: l'Italia supera i 57 milioni Caritas favorevole al voto agli immigrati, ma prima bisogna prendere confidenza con il concetto di integrazione. L’Italia ai livelli più bassi di incidenza degli stranieri

 


Da Roma

Sono quasi 2 milioni e mezzo, vengono soprattutto da Marocco, Albania, Romania, Filippine e Cina, in sei su dieci vivono al Nord. Perché il lavoro c'è: ogni nove nuove assunzioni una li riguarda, mentre calano le denunce a loro carico. Eccolo, il popolo dei migranti che in Italia cerca un futuro per sé e per i propri figli. Puntuale e accurata anche quest'anno arriva la fotografia del Dossier statistico immigrazione 2003, il 13° rapporto curato da Caritas italiana, Fondazione Cei Migrantes e Caritas romana: "Italia, paese di immigrazione in un mondo di migranti". E dall'Istat arriva la conferma: l'incremento demografico in Italia è garantito dalle immigrazioni: per l'Istituto di statistica nel 2002 sono state 222.081 le persone immigrate contro 49.383 residenti emigrati all'estero.

Voto sì, ma nell'integrazione. In pieno dibattito sul voto agli immigrati - e tra le polemiche sul crocifisso - arriva il contributo di conoscenza statistica, demografica e sociologica del Dossier statistico, 495 pagine di dati e tabelle. Alla presentazione ci sono il direttore della Caritas italiana don Vittorio Nozza, il presidente emerito di Migrantes monsignor Alfredo Garsia, il sottosegretario all'Interno Alfredo Mantovano in sostituzione dell'atteso ministro Pisanu. E don Nozza chiarisce che la Caritas è da tempo favorevole al voto agli immigrati, ma che «non ci si può accostare al tema se prima non si è presa confidenza con il concetto di integrazione». Perché «prima del voto», dice, occorre garantire agli immigrati «le condizioni di agibilità civile indispensabili per una vita dignitosa»: sanità, istruzione, tutela delle famiglie, abitazione, tutto ciò «rende sostanziale una cittadinanza che col voto è riconosciuta in modo significativo ma soltanto formale».

Quanti sono gli immigrati. In Italia gli stranieri sono tra i 2 milioni 400 mila e 2 milioni 500 mila, e in un anno la crescita è stata del 10,8% (pari a 149.164 persone) a liv ello nazionale. Da segnalare però che quasi doppio è stato l'aumento nel Nord Est, il 19,4%. Alla stima di due milioni e mezzo il Dossier arriva tenendo conto di diversi elementi: il milione e 512.324 permessi registrati dal ministero dell'Interno, i circa 600 mila nuovi regolari della sanatoria, i 230 mila minori non conteggiati perché iscritti nel permesso di soggiorno dei genitori, gli 82 mila permessi registrati in ritardo, i 45 mila nuovi nati nel 2002 da entrambi genitori stranieri. In percentuale l'incidenza degli stranieri sulla popolazione italiana giunge così al 4,2%, con punte di oltre il 7% nel Lazio e intorno al 6% in Lombardia, Umbria, Emilia Romagna. Tanti? In un Pianeta con 175 milioni di migranti, l'Italia si conferma a un livello fra i più bassi in Europa: a parte il record di quasi il 37% in Lussemburgo, siamo all'8-9% di Austria, Belgio, Germania.

Dove scelgono di vivere. Potente polo di attrazione le regioni del Nord Est, mentre le Isole e Sud hanno registrato appena un incremento del 3,6% e dell'1,1%. La quota maggiore di stranieri dunque (58,7%) è al Nord, in particolare nel Nord Ovest (32,8%); seguono Centro (28,3%), Nord Est (25,9%), Sud (8,9%) e Isole (4,1%). La Lombardia (con 348.298 presenze) e la provincia di Roma (213.834) ospitano il maggior numero di immigrati. A ruota tra le regioni Lazio (238.918), Veneto (154.632), Emilia-Romagna (150.628), mentre per le province, Milano (170.737). In Italia, è chiaro, si arriva per cercare lavoro: nel 2002 sono stati assunti regolarmente in 659.847 su un totale di 5 milioni 762 mila 749 nuove assunzioni: l'11,5%, una ogni nove. La nazionalità più numerosa resta quella marocchina (11,4%) che precede di poco quella albanese (11,2%), terzo il gruppo romeno (95.834), seguito da filippini (65.257) e cinesi (62.314).

Espulsioni e criminalità. Quasi 150 mila (149.783) i provvedimento di allontanamento dal territorio o di divieto di entrarvi: cioè 43.795 respingimenti (per l'86% alle frontiere), più 42.245 espulsioni eseguite (il 58,7% con accompagnamento alle frontiere e il 40,3 con riammissione nel Paese d'origine grazie agli accordi). Poi ci sono anche le 53.125 espulsioni intimate e le 10.618 ordinate dal questore. Su quasi 150 mila espulsioni comunque le persone effettivamente allontanate dall'Italia sono 88.501. E a proposito del binomio spesso enfatizzato criminalità-immigrazione, il dossier segnala che i denunciati extracomunitari sono stati il 17,4% del totale, «con una diminuzione di quasi tre punti percentuali - dati Istat - rispetto alla precedente rilevazione».

Un bilancio della Bossi-Fini. A un anno dalla discussa nuova legge sull'immigrazione ci sono gli elementi per un bilancio. Per il sottosegretario Mantovano con la Bossi-Fini «oggi in Italia ci sono più immigrati regolari e meno clandestini. Il lavoro fatto alla fonte con gli accordi bilaterali ha permesso di circoscrivere il fenomeno degli sbarchi clandestini nel Canale d'Otranto e sulle coste calabresi. L'emergenza è sempre più circoscritta e d'ora in poi si può pensare seriamente al problema dell'integrazione». E sull'attesa legge sui richiedenti asilo, Mantovano spiega che «il governo ha chiesto al Parlamento di pazientare un po' in attesa della direttiva europea». In calo le quote di soggiorno per asilo: appena l'1,1%. Nel 2002, i richiedenti soggiornanti sono stati 8.210, oltre 1.400 in meno rispetto al 2001. E su 17.162 richieste nel 2002, solo 1.270 sono stati i sì. Diverso il parere sulla Bossi-Fini che emerge dal Dossier: «Ricorre spesso la domanda se dopo la legge 182/2002 ci sia stato un radicale cambiamento: presupponendo un costante impegno delle forze dell'ordine e ipotizzando la stessa pressione migratoria, non si riscontrano enormi differenze - si legge nel rapporto - tanto più che erano già operanti gli accordi di riammissione». La sanatoria poi ha ridotto il numero delle persone«passibili di espulsione». Prima della Bossi-Fini «erano più al te le quote di ingresso per lavoro» anche grazie «al sistema della venuta "sotto sponsor" e ciò attenuava l'alimentazione della sacca di irregolarità». Di certo «la normativa repressiva non è da sola in grado di contrastare la pressione migratoria».

L'integrazione sia reciproca. Il Dossier sottolinea comunque l'importanza che lo sforzo di integrazione sia reciproco: «Gli immigrati sono chiamati a loro volta a inserirsi in maniera non superficiale nella società della quale saranno i nuovi cittadini. Il doveroso rispetto per le culture di origine deve essere congiunto con un rispetto altrettanto doveroso della cultura del Paese che accoglie e delle sue regole fondamentali»: inviolabilità dei diritti umani individuali, uguaglianza di fronte alla legge, separazione tra religione e politica, democrazia. Così le radici cristiane d'Europa consentono «anche di affrontare con fermezza, senza chiusura né faciloneria il problema dell'integrazione armoniosa dei musulmani che non vogliono essere integralisti».


    

 

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