ALFREDO MANTOVANO
SOTTOSEGRETARIO DI STATO
MINISTERO DELL'INTERNO

 


Interventi sulla stampa

 

Articolo pubblicato su Avvenire Domenica 10 marzo 2002

Danilo Paolini

Il sottosegretario Mantovano: la nuova legge non c'entra. Allarme per altri arrivi dal Mar Rosso

 

«Davanti ai morti si tace, non si litiga»


 

Roma. Con quel mare e in quelle condizioni, la tragedia di Lampedusa «era difficilmente evitabile». Sarebbe accaduta «anche se il Parlamento avesse già approvato la nuova legge sull'immigrazione, perché in pochi giorni non sarebbe cambiato niente». Alfredo Mantovano, sottosegretario all'Interno, invita alleati e avversari politici a evitare le polemiche. «Davanti a 50 morti si tace, non si litiga», dice. Piuttosto - avverte - tra qualche settimana potrebbero approdare sulle nostre coste altre carrette del mare, «stavolta provenienti dall'Egitto».

Il Viminale ha ricevuto segnalazioni a riguardo?
Ci risulta che imbarcazioni cariche di pakistani e di afgani stanno per essere inviate dal Mar Rosso, attraverso il canale di Suez, nel Mediterraneo.

Pare invece che la nave affondata giovedì notte provenisse dalla Turchia. Il trattato bilaterale con Ankara non funziona?
Con la Turchia abbiamo il problema più grosso, in questo momento, nell'area del Mediterraneo. Però qualcosa si sta muovendo. All'indomani dell'arrivo a Gallipoli di un'altra carretta del mare, il presidente del Consiglio ha fatto un passo significativo, ricevendo l'ambasciatore turco. Il quale ha riconosciuto, cinque giorni fa, la difficoltà di sorvegliare le lunghe e frastagliate coste del suo Paese. Ha ammesso ufficialmente l'esistenza del problema, è un primo passo verso la soluzione dello stesso.

L'impressione, per la verità, è che Ankara fatichi a controllare le autorità preposte alla vigilanza delle frontiere, spesso accusate di "distrazioni" sospette.
La polizia turca ha dimostrato di saper essere molto efficace, quando vuole. Ora attendiamo risultati anche sul fronte dell'immigrazione clandestina. Del resto, la Turchia è uno dei dodici Paesi candidati a entrare nell'Unione europea, ma farne parte significa condividere tutte le politiche comunitarie, non solo quelle in materia di burro e di ortaggi...

La domanda di ammissione all'Ue come strumento di pressione sul governo turco?
Assolutamente sì. È necessario premere su tutti i Paesi del Mediterraneo da cui partono i flussi di clandestini.

Il senatore D'Alì, sottosegretario all'Interno come lei, ha dichiarato che la tragedia sarebbe stata evitata, se fosse stata già in vigore la legge Fini-Bossi sull'immigrazione. Condivide?
La nuova legge non è una bacchetta magica. Se fosse stata approvata una settimana fa, la tragedia sarebbe avvenuta e avrebbe avuto lo stesso esito. Con il mare grosso e nei confronti di un'imbarcazione che portava un numero di passeggeri cinque volte superiore alla sua capienza, non si poteva pensare ad alcuna manovra di interdizione. In prospettiva, invece, la legge potrà fare molto in termini di prevenzione. Il primo articolo, infatti, vincola i programmi di cooperazione verso i Paesi da cui provengono i flussi migratori alla loro effettiva collaborazione nel contrastare il fenomeno. In parole povere, più soldi in cambio di maggiori garanzie.

C'è chi dice che la nave Cassiopea, della Marina militare, poteva fare di più.
È in corso un'inchiesta della magistratura, attendiamo i risultati prima di valutare. Comunque la Marina fa sapere che la stazza della Cassiopea sconsigliava, date le condizioni del mare, una manovra di avvicinamento alla nave dei clandestini. Non dimentichiamo cosa accadde nel canale d'Otranto.

Ma se le navi militari non sono adatte, perché la Fini-Bossi attribuisce loro compiti di vigilanza?
Non è così, c'è stata un'enfasi eccessiva su questa norma contenuta nel disegno di legge già approvato al Senato, che prevede soltanto un coordinamento stretto tra le unità della Marina e quelle con funzioni di polizia. Le modalità operative concrete saranno stabilite con un decreto interministeriale Interno-Difesa.

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