ALFREDO MANTOVANO
SOTTOSEGRETARIO DI STATO
MINISTERO DELL'INTERNO

 


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Articolo pubblicato su Avvenire
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Sabato 19 febbraio 2005

(r.r.)


 

 I politici: scelta incomprensibile


 

Da Roma

È un trasversale coro di critiche quello che si leva dal mondo politico dopo la decisione del gup di Palermo. Il vicepremier Gianfranco Fini ha telefonato al prefetto Mori per esprimergli la «piena solidarietà» e «l'indignazione più profonda» per l'operato, che ha definito «scandaloso», di certi magistrati. Una telefonata anche dal ministro delle Comunicazioni, Maurizio Gasparri che ha così commentato: «In questo modo si rischia di dare una mano alla mafia, di abbassare la guardia seminando, così, un profondo senso di sfiducia». E una telefonata per confermare la sua «stima e vicinanza» al prefetto Mori, viene anche dal sottosegretario all'Interno, Alfredo Mantovano. «Mi associo a Mantovano e Gasparri - commenta il ministro delle Politiche agricole e forestali, Gianni Alemanno - nell'esprimere solidarietà al prefetto Mori per questo rinvio a giudizio, che appare incomprensibile dopo la richiesta di proscioglimento avanzata dalla Procura». E «piena solidarietà e vicinanza» viene espressa anche dal sottosegretario alla Giustizia Luigi Vitali, che sottolinea come «non rimane che constatare come in questo nostro strano Paese possa succedere che uomini da sempre in prima linea nella lotta alla criminalità organizzata possano essere accusati di non aver fatto il proprio dovere».

Secondo il presidente dell'Antimafia, Roberto Centaro (Fi), si tratta di «un pessimo segnale nei confronti di uomini che si sacrificano e che rendono un grande servizio al Paese». Mentre l'ex capo dello Stato Francesco Cossiga, dopo aver telefonato a Mori per esprimere la sua «piena solidarietà», si augura «che tutto ciò non si deva a ignoranza o a gretto meschino spirito di persecuzione giudiziaria, ma a una grave insufficienza delle nostre leggi penali e del nostro sistema di giustizia».

Parole durissime arrivano da due politici "lontanissimi" tra loro, il forzista Carlo Taormina e il ds Giuseppe Caldarola. «La decisione di rinviare a giudizio due alti ufficiali che hanno servito lo Stato con intelligenza e onestà per tutta la loro vita - attacca Taormina - dimostra che il sistema giustizia è ormai definitivamente e irreparabilmente allo sbando». «Solo in un Paese di pazzi - rincara la dose Caldarola - può accadere che funzionari dello Stato vengano incriminati in seguito a un'operazione che ha assicurato alla giustizia il capo assoluto dei Corleonesi». E aggiunge di augurarsi «che la Procura di Palermo scelga di non insistere nell'azione giudiziaria. Sarebbe una prova di grande serietà».

Solidarietà a Mori, infine, anche dal procuratore nazionale antimafia Piero Luigi Vigna. «Lo conosco da decenni. Abbiamo lavorato insieme nelle indagini e ho sempre trovato in lui un ottimo collaboratore di alta professionalità». Ma no comment sulla decisione del gup. «Decisioni e sentenze io non le commento».


    

 

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