ALFREDO MANTOVANO
SOTTOSEGRETARIO DI STATO
MINISTERO DELL'INTERNO

 


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Articolo pubblicato su Alto Adige
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Lunedì 13 ottobre 2003

 

 

Bossi: il premier metta in riga i ribelli

La Russa: ce la faremo senza Senatur. Follini: no al voto anticipato


 

ROMA. Le elezioni anticipate continuano a essere argomento che divide il centrodestra. Per Marco Follini «non sono all'ordine del giorno» ed è perciò «sbagliato e destabilizzante» evocarle. Ma ora Bossi invoca che Berlusconi verifichi la sua leadership (impugnando lo spadone come Carlo Magno per riportare all'ordine i «baroni ribelli» Fini e Follini che hanno messo in crisi il patto del 2001). E mentre sfila per il Columbus-day a New York, Speroni ribadisce: «Se Fini va avanti, è difficile pensare che il governo possa stare in piedi».

Per la Lega non è tanto la proposta sul voto agli immigrati (comunque inaccettabile) a costituire un problema, quanto il fatto che Fini vada ribadendo «di voler raccattare voti al di fuori della maggioranza», ciò che di fatto porterebbe la coalizione a sfasciarsi. «Fini non andrà fino in fondo» prevede la Lega.

«Bossi si convincerà quando vedrà che la nostra proposta è assolutamente ragionevole» auspica Alleanza Nazionale. In attesa di capire come andranno le cose, resta il fatto che pee Berlusconi una crisi della maggioranza significherebbe l'automatico ricorso alle urne. Ciò che hanno ribadito ieri anche Bossi e Bondi, ai quali oggi Follini torna a dire «non è nelle nostre mani il potere di scioglimento delle Camere». Il leader dell'Udc respinge anche l'accusa di essere, insieme al suo partito, ribelle. «Non ci sono baroni ribelli - manda a dire a Bossi - nè spadoni da sguainare. Non c'è Carlo Magno, siamo nel 2003 e non nell'800». «È vero - replica Roberto Calderoli - ma spesso la storia tende a riproporsi attraverso personaggi e simboli. Forse Follini non vede o non vuole vedere lo spadone di Alberto da Giussano, anche se frequentemente ne sente la punta».

Insomma, per l'Udc (che dice di non volere qualche posto in più ma una sterzata al centro per la Cdl) le coalizioni non si consolidano né si tengono in piedi a colpi di spadone. E il vicepresidente del Senato Domenico Fisichella si spinge fino a dire che «si può determinare una maggioranza che prescinda dalla Lega e si può perfino determinare un altro tipo di maggioranza senza che nessuno di ambedue i casi sia motivo di particolare scandalo».

Il coordinatore di An,Ignazio La Russa, rimette invece il cerino della crisi in mano a Bossi. «Noi, Forza Italia e Udc abbiamo una maggioranza autosufficiente - spiega - se la Lega vorrà essere pregiudizialmente contro, sperando di lucrarne una rendita di posizione...faccia». La tensione resta alta, mentre Donna Assunta conforta la svolta sul voto agli immigrati di Fini affermando che «anche Giorgio Almirante l'avrebbe fatto». Il sottosegretario Alfredo Mantovano dà qualche anticipazione sui tempi: «Per la proposta di An si avrà il diritto di voto dopo sei anni, con il possesso della carta di soggiorno». Il viceministro Adolfo Urso prevede invece che «la proposta di An avrà in Parlamento l'80-90% dei consensi». «Traditori» replica il senatore leghista Stiffoni.


    

 

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