ALFREDO MANTOVANO
SOTTOSEGRETARIO DI STATO
MINISTERO DELL'INTERNO

 


Interventi sulla stampa

 

Articolo pubblicato su La Padania
(Sezione:        Pag.     )
mercoledì 24 maggio 2006

orlando sacchelli

 

berlusconi tuona contro l’occupazione della sinistra  

 «Si sono scelti l’arbitro di fiducia»

La scelta dell’ex numero uno delle toghe milanesi rispolvera il giustizialismo


 

Roma - Il Cavaliere sceglie di ributtarsi nella mischia (calcistica) e subito scattano le polemiche e gli sgambetti. Quello decisamente più grosso, casuale o no, è rappresentato dalla nomina di Francesco Saverio Borrelli alla guida dell’ufficio indagini della Figc, la poltrona lasciata vacante dal generale Italo Pappa, dimissionario. L’ex premier torna presidente del Milan dopo un anno e mezzo di assenza. Ora che non ha più impegni a Palazzo Chigi Silvio Berlusconi ha deciso di riprendersi la sua squadra, di seguirla nuovamente senza tralasciare nulla, soprattutto in un momento così difficile per tutto il calcio italiano. Per il Cavaliere la nomina di Borrelli alla guida dell’Ufficio indagini «è molto coerente con tutto quello che sta succedendo. Con Borrelli - punta il dito il Cavaliere con sapiente metafora - si sono scelti l’arbitro di fiducia».

Nella Casa delle Libertà è ampiamente condivisa l’opinione che, con la scelta dell’ex procuratore generale di “Mani pulite” si sia voluto dare un taglio politico a tutta la vicenda relativa allo scandalo che ha colpito il mondo del calcio. Una precisa scelta volta ad occupare ogni singolo spazio occupabile in un mondo che, crisi a parte, continua ad essere importante per la nostra società, perché in grado di muovere moltissimi soldi, nonostante tutto.

«L'assalto alla diligenza prosegue. Dopo essersi presi la presidenza della Camera, quella del Senato e quella della Repubblica, dopo aver nominato come commissario straordinario della Figc un loro ex senatore, adesso per l’incarico di capo dell’Ufficio indagini viene scelto un ex magistrato sul cui colore della toga non possono esserci dubbi. Vergogna». Lo afferma il vicepresidente del Senato Roberto Calderoli a proposito della nomina di Borrelli.

Non lesina critiche Jole Santelli, già sottosegretario alla Giustizia nel passato governo: «Le lancette dell’orologio sono tornate indietro di dieci anni: di nuovo Prodi al governo, stesso giorno per il giuramento, stessi ministri. Come un flashback torna alle luci della ribalta Borrelli, l'uomo della resistenza al berlusconismo. Una storia già vista e una sinistra - conclude la parlamentare di Forza Italia - che adesso si trova a dover saldare i debiti». Una nomina che ha dell’incredibile e che, cosa ancor peggiore, è tutt’altro che innocente. È questa la posizione espressa da Fabrizio Cicchitto, vice coordinatore di Forza Italia. «È evidente che c'è una manina che vuole recuperare il giustizialismo che ci ha deliziato negli anni ’90 e strumentalizzare quello che è avvenuto nel calcio per riprendere a sparare a raffica in molteplici direzioni e aumentare il potere di ricatto e di interdizione di alcuni ben precisi ambienti milanesi collocati a cavallo fra alcuni grandi studi legali, alcune banche, qualche potere editoriale».

Non meno preoccupate le parole di Alfredo Mantovano, senatore di An, che intravede un parallelo tra la nomina dell’ex procuratore generale di Milano e la scelta del cavaliere di tornare ad occuparsi di pallone, dopo aver dovuto accantonare gli impegni a Palazzo Chigi: «È la risposta più adeguata all’intenzione manifestata da Berlusconi di tornare a fare il presidente del Milan. Certi rischi vanno scongiurati sul nascere».

Più sottile l’analisi fatta da Marco Taradash, portavoce dei Riformatori Liberali, l’ala radicale della Cdl: «Era in corso un tentativo di approfittare dello scandalo che va sotto il nome di Moggi per impadronirsi di uno strumento essenziale di controllo dell’opinione pubblica e dei mass-media. Le nomine dell’ex senatore (eletto nelle liste Pci) Guido Rossi a commissario straordinario della Fgci e di Giovanna Melandri al nuovo ministero dello sport avevano uno scopo preciso: mettere le mani sul calcio e tentare di orientare politicamente le emozioni che la passione calcistica suscita. La decisione odierna amplia la natura dello scontro: si affida a Borrelli, il meno neutrale fra tutti gli ex magistrati a disposizione dello Stato, -aggiungono- il compito di far luce sullo scandalo. In questo modo si trasforma un caso clamoroso ma in fin dei conti circoscritto in un affare di stato con ripercussioni clamorose e imprevedibili su tutto lo scenario politico. Non c'è ingenuità in questo, ma voglia di rivincita politica con regole truccate e l’arbitro compare».

A spezzare una lancia a favore di Borrelli è Ignazio La Russa, capogruppo di An alla Camera: «Come persona è sicuramente competente, ho sempre avuto grande stima della sua professionalità e della sua capacità giuridica, ma non so se questa scelta di Rossi, che ha una chiara colorazione politica, serva ad acquietare le acque o a creare polemiche. Il calcio ora ha bisogno di getti d’acqua, non di scintille». La Russa ha voluto anche contestualizzare la nomina di Borrelli parlando di un «momento in cui la Melandri torna sul luogo del delitto a fare il ministro. Non dimentichiamo la scelta da cui tutto ebbe inizio - ha aggiunto riferendosi alla legge che trasformò le società sportive in società a fini di lucro -. Una scelta rimasta avvolta nella nebbia». Oltre a Giovanna Melandri, ministro delle Politiche Giovanili e Attività Sportive, La Russa ha parlato anche di Rossi definendolo «commissario bravo ma che ha un’appartenenza politica» e di Borrelli, «persona molto preparata ma con un bagaglio di polemiche non marginali», chiedendosi se la scelta ricaduta sull'ex capo del pool di Mani Pulite serva a creare polemiche: «Visto che - ha concluso - può prefigurare una sorta di occupazione».

Sceglie di buttarla sul calcio, scherzandoci un po’ sopra, Maurizio Gasparri, ma subito le sue parole tornano serie: «Io non ho problemi perchè sono romanista. Ma se fossi milanista sarei preoccupato. Voglio fare una protesta a nome dei nipoti degli ex procuratori di Milano - aggiunge Gasparri, conversando con i giornalisti in Transatlantico - ma perché non vanno in pensione e fanno i nonni? D’Ambrosio ce l’hanno mandato al Senato, Borrelli alla Federcalcio: perché non pensano a fare i nonni?». Difficile immaginare, a questo punto, che con la “riesumazione” di una personalità forte come quella di Borrelli la sinistra intenda rasserenare i rapporti con la Cdl. Il calcio, in questo caso, è solo un pretesto. L’obiettivo è tutt’altro che quello di risanare il pallone malato. E questo il Cavaliere lo sa bene.


    

 

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