Giovedì 22 giugno 2006
Oggi Italia

Amnistia, convergenza nell'Unione

Il Guardasigilli incontra i responsabili Giustizia Violante chiede di abbassare il quorum richiesto di due terzi



Da Roma Danilo Paolini

Con prudenza, ma l'Unione e il governo sono intenzionati a sperimentare la strada dell'amnistia. Ieri sera, nel corso di una riunione nella Sala Berlinguer alla Camera tra il ministro della Giustizia Clemente Mastella e gli esperti del centrosinistra in materia, «è stata raggiunta una convergenza di massima, che adesso si cercherà di estendere anche all'opposizione». La frase è di Roberto Manzione (Margherita), vicepresidente della commissione Giustizia del Senato, che contestualmente ha liquidato come «impraticabile in questa fase» la proposta con cui Luciano Violante aveva aperto il dibattito di giornata: «Prima di illudere i detenuti sarebbe meglio modificare la norma costituzionale che fissa il quorum parlamentare a due terzi - aveva osservato il presidente diessino della commissione Affari costituzionali di Montecitorio - e riportarlo alla maggioranza semplice».

In sostanza un invito alla cautela, dettato dalla oggettiva difficoltà (come insegna la storia della scorsa legislatura) di racimolare i consensi necessari intorno a leggi di indulto e/o di amnistia e dalle prime avvisaglie di malumori che si levano dalle carceri sovraffollate. Ma proprio in base a questa situazione di emergenza (il numero dei reclusi ha superato ormai la cifra record di 61mila, oltre 20mila in più della capienza complessiva, in strutture in larga parte vetuste e fatiscenti) l'Unione ha deciso di cercare subito l'intesa per l'amnistia. O almeno di provarci, aggirando le frizioni al suo interno (dove l'Italia dei Valori di Di Pietro è fortemente contraria a qualsiasi provvedimento di clemenza collettiva) e quelle con la CdL.

Ha spiegato Dario Franceschini, capogruppo dell'Ulivo alla Camera: «Dal momento che serve la maggioranza dei due terzi c'è l'esigenza di concordare un possibile provvedimento con l'opposizione. Nei prossimi giorni, dunque, avremo una serie di contatti formali con i gruppi del centrodestra per vedere se sono disponibili a sedersi intorno a un tavolo per trovare l'intesa». Inutile sperare in un ammorbidimento delle posizioni di An e Lega, che sono e restano contrarie come hanno ribadito anche ieri Alfredo Mantovano e l'ex-ministro guardasigilli Roberto Castelli. Potenzialmente favorevoli, invece, Udc e Forza Italia. Che con Gaetano Pecorella ha tuttavia avvertito: «Non si può pensare di cambiare il quorum per far sì che il governo decida su amnistia o indulto senza il controllo dell'opposizione».

Quanto alle differenze dentro il centrosinistra, Manzione si è mostrato fiducioso: «Rispetto a 20 giorni fa un passo avanti c'è, perché allora le posizioni erano più diversificate». A spingere con maggiore convinzione sono sempre i Verdi (per Paolo Cento «l'amnistia è urgente e necessaria») e Rifondazione comunista.

La linea indicata da Violante, che aveva sottolineato anche la necessità di procedere a «un progetto di riforma complessivo del sistema giudiziario», è sposata invece da Antonio Di Pietro. Anzi, il ministro delle Infrastrutture ha colto l'occasione per una nuova puntata della sua polemica con il collega Mastella, invitato a «rileggersi il programma dell'Unione, perché i cittadini ci hanno votato non per fare l'amnistia ma per rendere più efficiente la giustizia». Ma prima bisogna affrontare l'urgenza - ha replicato a distanza Franceschini - poi arriveranno «i provvedimenti strutturali e specifici» previsti dal programma della coalizione, come «la riforma del codice penale».